I primi segnali positivi si erano avuti a fine 2015, quando il numero di fallimenti di aziende in provincia di varese avevano fatto registrare un 29%. Il dato, naturalmente, andava nella direzione giusta, ma, a fronte delle incognite della crisi, non si era andati oltre un ottimismo temperato, nella speranza di non avere brutte sorprese. E, finalmente, le brutte sorprese non ci sono state in questo inizio di nuovo anno. La marcia indietro delle chiusure aziendali, infatti, è proseguita e ancora con un buon ritmo. nei primi tre mesi dell’anno, infatti, le aperture di procedure concorsuali sono state 50, a fronte delle 62 dello stesso periodo dell’anno precedente, con un balzo all’indietro del 19,35%. Anche le procedure di scioglimento o liquidazione sono diminuite passano da 306 dei primi tre mesi del 2015 alle 229 del periodo gennaio-marzo di quest’anno, con un calo del 25,16%.
«Questi numeri ci dicono che la tendenza emersa a fine 2015 si è consolidata – sottolinea Nicola Rondinone, ordinario di diritto commerciale della scuola di Diritto della Liuc – e possiamo anche spingerci a parlare di una inversione di tendenza rispetto a quanto accaduto negli ultimi anni. Bisogna specificare, però, che la svolta positiva non riguarda tutti i settori allo stesso modo. Se la dinamicità è evidente per i servizi tecnologici, purtroppo manifatturiero e costruzioni sono ancora in difficoltà. In questi due ambiti nascono pochissime nuove imprese. Nuovi giocatori non ci sono e chi è riuscito a rimanere sul mercato in questi anni si è attrezzato per proseguire l’attività». Insomma è chiaro che la crisi ha fatto selezione e le vittime sono state numerose. Sul fronte dei servizi tecnologici, invece, il ricambio è continuo, con un buon livello di start up accettabili.
«Con questi numeri possiamo dire che gli imprenditori hanno reagito – continua il docente della Liuc – Non facciamo in ogni caso prendere dall’entusiasmo perchè questo andamento non è irreversibile. Molto dipende, ad esempio, dal ruolo delle banche, determinante per la crescita e lo sviluppo delle aziende. Le nuove normative che le riguardano sono abbastanza restrittive anche sul fronte del credito. E forse, potrebbe diventare più difficile trovare banchieri disposti a dare fiducia agli imprenditori che escono dalla crisi. Dobbiamo stare a vedere che cosa accadrà».
Va detto che la tendenza varesina è confermata anche dall’andamento nazionale delle aziende. Secondo Unioncamere, infatti, nel primo trimestre del 2016 «sono diminuite del 5,4% le nuove aperture di procedure fallimentari (3.396 in totale)».
Sempre nei primi tre mesi dell’anno «il saldo tra iscrizioni e cessazioni di imprese, pur negativo, mette a segno il miglior risultato degli ultimi cinque anni»