Export: un affare per tutti Ma senza improvvisare

La Provincia Varese - 07/05/2016

No export? No business: più che uno slogan è un dato di fatto. «L’export è un’opportunità per tutti – spiega Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese – è più che un’esigenza, quasi un obbligo», la strada verso nuove opportunità «e sappiamo che nessuna impresa ne può fare a meno». Investire sui nuovi mercati oggi può dare ottimi risultati, ma certamente è un investimento che deve essere studiato e pianificato: andare all’estero non è impossibile per le imprese di qualunque dimensione, ma neppure immediato, ecco perché Confartigianato ha studiato la figura dell’export manager. «Una figura a disposizione di tutte le imprese per aiutarle nel percorso di internazionalizzazione – spiega Matteo Campari del servizio Internazionalizzazione – che non si accontenta di dire all’impresa dove andare: procede con un check up, la consiglia sui Paesi migliori per i suoi prodotti, prende in considerazione punti di forza e debolezza, l’accompagna sui mercati curando tutte le procedure doganali, ma anche abitudini e consuetudini, dei Paesi esteri». L’export manager è un consulente e una guida: «Il problema che ci siamo sempre posti come Associazione è quello di aiutare l’imprenditore a scegliere il Paese più giusto per lui e la strada corretta per raggiungerlo – aggiunge Galli – e per fare questo bisogna puntare su tre valori tipici della piccola impresa: la personalizzazione della produzione, la velocità nella soluzione dei problemi e il soddisfacimento della qualità richiesta». Ecco perché è nata la figura dell’export manager: «L’export manager – spiega Campari – aiuta gli imprenditori a tenere sott’occhio tutto: finalità e obiettivi che si pongono con un’attività di export, penetrazione dei mercati, professionalità richieste, aspetti documentali, garanzie offerte dai Paesi esteri, attrattività dei prodotti sui mercati, porta a fiere e missioni, organizza occasioni di incontro B2B, calcola il rapporto tra costi e benefici di un percorso export, riscuote i crediti all’estero». Due sono le cose sulle quali concentrarsi fin dall’inizio: primo, l’estero è fondamentale per la stabilità aziendale, secondo, bisogna conoscere i mercati prima di muoversi in qualunque direzione «e ciò significa che il percorso verso l’export richiede informazioni e formazione – ribadisce Campari – e oggi più che mai serve un’interfaccia che parta dall’analisi approfondita dell’azienda». «A volte sono gli stessi imprenditori a porsi dei blocchi perché pensano che le barriere imposte dal commercio internazionale siano invalicabili» racconta il presidente di Confartigianato, «molti imprenditori non valutano i vantaggi legati all’internazionalizzazione perché sono preoccupati dalla scelta del mercato, dagli aspetti pratici sui pagamenti, dalle procedure. Insomma, a loro manca quella parte di know-how che è prezioso tanto per cominciare un percorso export quanto per mantenerlo». Però i dati dicono cose diverse. Nel 2015 le esportazioni delle microimprese e delle piccole imprese italiane sono aumentate, nonostante il rallentamento delle economie emergenti: tra il 2014 e il 2015 il loro giro di affari è arrivato a 114,7 miliardi di euro, il 7,1% del Pil italiano. Solo nel 2015, l’export è aumentato di 3 miliardi di euro, +3,8% rispetto il 2014