Evasione da 7 milioniMv Agusta nei guai

La Prealpina - 24/11/2016

Un’azienda in difficoltà economiche e finanziarie, con problemi di accesso al credito. E la decisione di “autofinanziarsi” non versando le ritenute fiscali e contributive dei dipendenti, un centinaio di persone, così da avere a disposizione un “tesoretto” utile per far fronte alle esigenze di cassa nei confronti dei fornitori. E che “tesoretto”: si parla infatti di oltre sette milioni di euro, messi da parte dal 2013 all’anno scorso. È il ritratto di una società che è finita nei guai in conseguenza di un’indagine del Gruppo della Guardia di Finanza di Varese, e non è un’azienda qualsiasi, dato che si tratta di Mv Agusta: dai suoi capannoni alla Schiranna escono da anni alcune delle migliori motociclette del mondo. Così come è notissimo il nome del legale rappresentante della società che le Fiamme Gialle hanno denunciato all’autorità giudiziaria appunto per “omesso versamento di ritenute dovute o certificate”: Giovanni Castiglioni.

Com’è noto, Mv Agusta viaggia da tempo in mezzo alle turbolenze. Da una grossa crisi di liquidità, con difficoltà nei pagamenti ai fornitori, alla richiesta di concordato preventivo in continuità dello scorso mese di marzo. Dalla cassa integrazione per i dipendenti, tornati quasi tutti al lavoro qualche settimana fa, alla presentazione in Tribunale a Varese del piano industriale e finanziario per il rientro dal debito accumulato con banche e fornitori lo scorso 22 ottobre. Dalla fine dei sogni di gloria (10.000 moto l’anno) al ritorno al mercato “di nicchia” (5.000 moto), con presentazione al recente salone di settore Eicma dell’ennesimo gioiello su due ruote, la Mv Agusta Brutale 800 RR.

Ma dentro queste turbolenze i militari della Guardia di Finanza, il cui lavoro è stato coordinato dal sostituto procuratore Luca Petrucci, hanno trovato l’illecito, e secondo gli inquirenti conta naturalmente poco che le ritenute non versate non siano finite nelle tasche dei manager ma siano state usate per tenere in piedi l’azienda: «La nostra attività – spiega un comunicato della Guardia di Finanza di Varese – costituisce un’ulteriore testimonianza del continuo impegno del Corpo al contrasto degli illeciti di natura tributaria, nonché per la tutela dei lavoratori e delle imprese che rispettano le regole».

In base agli accertamenti, le ritenute fiscali sulle retribuzioni del personale dipendente dal 2013 al 2015 sono sempre state fatte, per un totale di sette milioni e 360.000 euro, ma l’azienda avrebbe poi omesso di versare il tutto all’Erario. Di qui un controllo fiscale anche sulle ritenute di natura contributiva, la scoperta di un debito originario di circa 13 milioni di euro di contributi previdenziali dei dipendenti, solo in parte sanato e con un “resto” di 6,8 milioni di euro, e infine l’emergere di un’iscrizione a ruolo esattoriale per questa cifra da parte dell’Inps. «Un “modus operandi” – spiega la Gdf di Varese – volontariamente adottato dal management aziendale al fine di autofinanziarsi, potendo così disporre di un’ingente somma via via accantonata nel corso degli anni, per far fronte alle primarie esigenze di cassa verso i propri fornitori».