e In provincia nel 2016 sono stati venduti 2 milioni e mezzo di voucher (per essere precisi 2.547.090, contro 1.994.949 del 2015), i buoni lavoro per retribuire prestazioni occasionali (elaborazione della Cgil Lombardia su dati Inps). Risultato che colloca il Varesotto al quarto posto in Lombardia, dopo Milano, Bergamo e Brescia: il boom nel commercio (320mila), nei servizi (278mila circa) e nel turismo (270mila), poi nel giardinaggio-pulizia (140mila), nelle manifestazioni sportive e culturali (92mila), nei lavori domestici (68mila), in restanti attività (46mila), in agricoltura (appena 6mila). Ma c’è un dato che preoccupa il mondo sindacale: un milione e 300mila ticket, cioè più della metà, sono stati emessi per “attività non classificata”.
È la Cgil di Varese a chiedere conto di questa cifra per inquadrare meglio i settori coinvolti e capire dove si possano annidare eventuali utilizzi distorti. Perché il maggior sindacato italiano, questo sistema di retribuzione, vuole abolirlo del tutto: e lancia anche nel territorio la campagna referendaria “2Sì – Tutta un’altra Italia” a sostegno dei due referendum per l’abrogazione dei voucher e per la responsabilità solidale negli appalti.
«La Lombardia è la prima regione italiana per utilizzo dei ticket, quindi non si può dire che il ricorso sia minoritario, in un anno c’è stata un’esplosione – incalza Umberto Colombo, il segretario generale provinciale della Cgil, in visita ieri alla Prealpina per spiegare le prossime iniziative fra nazionale e locale -. Noi contestiamo questo strumento e siamo per l’abolizione totale, nemmeno per il cambiamento: ci hanno spiegato che avrebbe dovuto contrastare il lavoro nero, ma spesso diventa l’alibi per camuffarlo come dimostrano le uscite dell’Ispettorato. E poi non riguarda solo pochi settori: per questo vorremmo capire meglio la ripartizione nelle voci non specificate, per esempio nell’edilizia».
Proprio nell’ambito delle iniziative a sostegno della campagna referendaria, lunedì prossimo si terrà un presidio davanti alla Prefettura dalle 9 alle 12: seguirà un incontro con il prefetto Giorgio Zanzi, «sempre molto disponibile ad ascoltarci sulle tematiche sociali e lavorative – aggiunge Colombo -. Vorremmo che tramite questo incontro arrivasse al Governo la nostra richiesta di fissare al più presto la data per il voto ai due quesiti».
Nei mesi scorsi c’era stata una polemica perché anche la Cgil nazionale aveva utilizzato dei voucher, ma non in provincia di Varese: «Un fenomeno marginale (per saldare piccole prestazioni ai pensionati) che non sminuisce la nostra battaglia, anche perché noi chiediamo proprio un’alternativa valida a questo strumento», è la risposta.
La battaglia sui diritti è legata anche alle 64mila firme raggiunte nel Varesotto (1,3 milioni in Italia) sia per i referendum, sia per la Carta dei diritti, che sarà nell’agenda della Commissione lavoro del Parlamento, e che chiede di estendere tutele minime a tutte le forme contrattuali, superando proprio forme come i voucher.
«Ora più che mai dobbiamo porre una diga alla precarietà – conclude il segretario varesino -. Si era detto che il Jobs Act doveva portare più lavoro soprattutto per i giovani: ma alla fine degli incentivi si è smesso di assumere. Siamo davanti a un totale fallimento. In provincia nella fascia 15-24 anni un giovane su tre è a casa. La strada è quella degli investimenti e dell’innovazione delle imprese. Saremo nei luoghi di lavoro, ma anche nelle piazze, per spiegare questa campagna, come quella sugli appalti: reintrodurre le responsabilità solidale vuol dire garantire gli stessi diritti a chi lavora nell’azienda committente o in subappalto. Tutti questi temi sono legati alla battaglia sulle tutele».