C’è una tipologia di industria che non si vede con gli occhi ma che permea la vita di tutti i giorni e, soprattutto, produce ricchezza in provincia. Si chiama internet, o meglio, connessioni veloci per la rete: cavi, rame, ponti, tralicci che messi insieme consentono di navigare in rete, trovare risposte, essere connessi con il mondo e dare anche un aiuto concreto alla produzione pesante, quella che oggi è chiamata a diventare industria 4.0. Un’attività che in provincia di Varese ha un nome preciso, Eolo, con il suo cuore pulsante a Busto Arsizio e con numeri da capogiro: 100 nuove assunzioni effettuate nel 2017 e altrettante in programma quest’anno. E, se non fosse sufficiente, 300 milioni di euro di investimenti programmati da qui al 2020.
Un crono programma annunciato ieri direttamente dal numero uno di Eolo, Luca Spada, durante l’inaugurazione ufficiale del nuovo quartier generale dell’azienda, che lo stesso presidente ha chiamato “la fabbrica italiana del wireless”. «Facciamo tutto qui – ha esordito – perché ci piace avere le mani in pasta con la tecnologia e quando sbagliamo sappiamo che è colpa nostra e di nessun altro. E troviamo una soluzione».
Lo spirito è quello super pragmatico di chi è partito undici anni fa e ha costruito quello che è destinato a diventare un operatore nazionale. Un caso aziendale che conta, insomma, a cui guarda sia il mondo imprenditoriale (ieri erano presenti i massimi esponenti dell’Unione Industriali della provincia di Varese, in primis il presidente Riccardo Comerio), sia quello politico-istituzionale. Al taglio del nastro virtuale hanno partecipato tra gli altri anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, con l’assessore all’ambiente Raffaele Cattaneo, i parlamentari Matteo Bianchi e Alessandro Alfieri e il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli. Tutti orgogliosi, perché una fabbrica che produce lavoro «aiuta tutti», ha sottolineato il primo cittadino di Busto, «le famiglie innanzitutto ma anche le istituzioni».
Del resto, Spada ha ammesso che la sua stella polare, da sempre, è Adriano Olivetti, un imprenditore che non metteva al primo posto il profitto «ma concepiva l’impresa come distribuire ricchezze, democrazia, valori e cultura, tenendo presente che è l’uomo ad essere fatto per la fabbrica e non la fabbrica per l’uomo».
Un manifesto programmatico d’onore, che poi è sostenuto dal lavoro quotidiano. Così, ad esempio, dal 2006 ad oggi i clienti sono passati da 60mila a oltre 300mila. Undici anni fa, poi, i dipendenti erano 50, oggi i diretti sono 370, ma se si conta l’indotto complessivo il numero cresce a ottomila. Tra loro anche 800 tecnici che passano i loro giorni sui tetti.
«Noi non possiamo mai fermarci – ha spiegato Spada mostrando la nuova casa dell’azienda – e abbiamo già messo a punto una nuova tecnologia di connessione veloce che si chiama WaveG. Nel frattempo abbiamo programmato investimenti per 300 milioni in tre anni: 50 destinati alla fibra ottica e 250 per montare apparati e incrementare e migliorare i servizi. Il tutto realizzato con 300 nuove assunzioni, sempre nello stesso arco temporale. Vogliamo toglierci dalle spalle la definizione di operatore multiregionale e diventare a tutti gli effetti operatore nazionale, andando a coprire anche le regioni del Sud che ci mancano. Ma il punto di partenza è sempre lo stesso: la nostra fabbrica». Dove il call center è il cuore pulsante, lo smart working è la modalità operativa e la creatività trova spazio e ispirazione in due apposite lounge, in stile aeroporto. La sensazione è che qui il futuro prenda forma e che la Silicon Valley americana non sia poi così lontana.