Che effetto avrà la futura e non ancora certissima uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea? Dopo il referendum inglese di giovedì scorso, politica e mercati internazionali sono in fibrillazione, ma anche a livello locale le domande delle aziende sono pressanti. Per capire cosa accadrà nelle prossime settimane, Confartigianato Imprese Varese ha chiesto lumi ad Andrea Boda, responsabile servizio advisory di Banca Passadore, blogger del “Pianoinclinato.it” e attento osservatore delle dinamiche di mercato.
«Venerdì è stata una giornata campale per tutte le borse mondiali, da Tokyo a New York, passando per i listini europei. Milano e Madrid, però, hanno perso più delle altre – spiega l’esperto -. La questione italiana è legata alla dipendenza del nostro listino dal sistema bancario. Il primo impatto concreto della Brexit è infatti di carattere finanziario e tutte le banche d’Europa hanno subito pesantissime perdite venerdì. La Brexit è una seria minaccia alla crescita globale, cosa che si rifletterà sul contesto economico e anche sulle prospettive dei risparmiatori, che per proteggere i loro risparmi e realizzare degli investimenti soddisfacenti si troveranno a fare sempre più fatica».
Ma che cosa cambierà per le imprese che lavorano, o hanno partner commerciali – fornitori o clienti – in Gran Bretagna?
«Qui entriamo in territori inesplorati, non possiamo sapere la natura degli accordi che eventualmente verranno presi. Per ora sappiamo che, da quando il Regno Unito attiverà l’articolo 50 del Trattato della Ue, inizierà un periodo di due anni destinato alle trattative di uscita per ridisegnare gli accordi. Certamente rischiano di essere coinvolti di più tutti i business che hanno a che fare con logistica e burocrazia. Potrebbe cambiare molto, potrebbe cambiare poco. Potrebbe non cambiare nulla: se – per qualsiasi motivo – il Regno Unito non attiverà l’articolo 50 non ci sarà alcuna “exit”. Sembra incredibile, ma il referendum era solo consultivo, manca l’atto politico e stanno emergendo svariate ragioni, a partire dalle reazioni degli scozzesi, che fanno pensare che tutto potrebbe sorprendentemente finire a “tarallucci e vino”. Occorrerà aspettare fino al 21 ottobre, data del Consiglio d’Europa in cui il nuovo premier inglese potrà presentare l’attivazione dell’articolo 50. Prima di allora sarà solo speculazione. Politica e borsistica». L’Italia ha un nemico in più da vincere, la pesantezza dell’apparato pubblico: il fisco opprimente e la burocrazia.