Quanto è complesso il mondo di oggi? Evidentemente, la risposta attiene ad una questione del tutto soggettiva: «C’è chi si preoccupa troppo e chi troppo poco. Un ruolo decisivo va perciò ascritto alla scelta del livello di complessità che ognuno è in grado di sopportare», ha affermato Giuseppe Scifo, docente Liuc e consulente aziendale. Per entrare nel merito, mercoledì sera alla Liuc, si è riunita una tavola rotonda per fornire «Una possibile visione del mondo», tramite quella che può essere definita una «complessità soggettiva». Oltre a Scifo, dopo i saluti introduttivi del rettore Federico Visconti, ne hanno parlato un altro rettore, Alberto De Toni dell’Università di Udine, Nicola Antonucci, fondatore e ceo di ComplexLab e Umanot, Michele Puglisi direttore del Cared Liuc e Valentino Caporizzi, chief innovation officer di JService, che si sono interrogati per capire se il grado di complessità nella società contemporanea cresca o diminuisca: «Possiamo dire che con il progressivo aumento dei rapporti economici nel mondo, grazie alla globalizzazione, tutte le economie sono diventate oggettivamente più complesse, più difficili da capire, più condizionate dal comportamento dell’operatore economico per eccellenza che è lo Stato. Si dice che i ricchi siano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri secondo una retorica che riscuote un certo successo, ma è pur vero che anche un operaio oggi può permettersi un’automobile e le disuguaglianze si sono certamente ridotte rispetto ad epoche passate, senza andare a scomodare Luigi XIV e la sua corte a Versailles», sostiene Scifo, che a suffragio delle proprie teorie ha dato ultimamente alle stampe un volume dal titolo di “Complessità su misura”.