Dovevano essere lo strumento per garantire una contribuzione regolare a persone impegnate in lavori saltuari.
Invece, sono diventati la modalità più diffusa per offrire opportunità di lavoro. Stiamo parlando dei voucher, ormai indicati dai rappresentanti sindacali di tutte le sigle come “fuori controllo” e apostrofati dagli esponenti del governo come un “elemento da riformare”. Eppure, questa modalità prende sempre più piede lungo tutto lo Stivale e si diffonde abbondantemente anche in provincia di Varese.
Sono circa un milione e 989mila i voucher impiegati nel 2015. Un numero che piazza il Varesotto al sedicesimo posto in Italia. Dietro a Milano, ovviamente, che è ben salda al primo posto con i suoi oltre sette milioni di voucher, ma davanti a province come Firenze, Bari o Ancona.
Lo certifica uno studio della Uil, rielaborato da Ossserva della Camera di Commercio di Varese.
«Noi siamo molto preoccupati – commenta Antonio Massafra (Uil Varese) – di questa crescita esponenziale dell’uso dei voucher in provincia. Basta entrare da un tabaccaio e si trova qualcuno che chiede di cambiare un voucher. Non è il modo adeguato per risvegliare il mercato del lavoro. Noi crediamo che debbano essere ridimensionati e riportati alla loro natura originaria. Le persone devono essere assunte sulla base dei contratti nazionali».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche GerardoLarghi (Cisl dei Laghi): «Più i voucher vengono utilizzati per sostituire il salario e meno il sistema funziona – afferma – Io voglio dare anche una altra interpretazione a questo dato varesino. Voglio pensare che queste cifre sono state raggiunte perchè c’è un sistema produttivo che si sta rimettendo in piedi e, proporzionalmente ai posti di lavoro a disposizione, utilizza anche i voucher. Nel nostro territorio ci sono aziende serie, che investono e lavorano contro la crisi. Chi non è serio e utilizza i voucher con furbizia non andrà da nessuna parte». Insomma, il sistema mette in luce tutte le sue lacune. E sono talmente tante che proprio oggi la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sull’ammissibilità del referendum proposto dalla Cgil per l’abolizione dei voucher.
«Noi attendiamo la risposta della Corte – spiega Umberto Colombo (Cgil Varese) e ci auguriamo che sia positiva. Noi chiediamo l’abolizione dei voucher che, come si vede, anche qui da noi vengono utilizzati in modo spropositato. C’è un utilizzo smodato di questo strumento che ha perso la sua natura originaria e che ora nasconde spesso il non rispetto dei contratti nazionali di lavoro. I numeri varesini sono preoccupanti. Abbiamo ragione di credere che anche qui sia diventata una forma di precarietà assoluta. Anche a Varese, se è vero che chi ha superato la crisi lo ha fatto grazie a investimenti e attenzione ai dipendenti anche attraverso la formazione, diventa ancora più evidente che il sospetto che l’utilizzo dei voucher abbia come fine ultimo la compressione dei costi. Che però non porta da nessuna parte e no tutela i lavoratori. Per questo siamo al lavoro per una proposta di legge per la creazione di una Carta dei diritti del lavoro universale».