Dopo il lavoro telefonini spenti

La Prealpina - 10/04/2017

Se è un diritto essere connessi ovunque andiamo, visto che ormai viviamo in simbiosi con il nostro telefonino, lo è anche il contrario: cioè essere liberi di non rispondere a chiamate o avvisi di lavoro mentre siamo in “libera uscita”, a cena fuori, riuniti con la famiglia, in vacanza o sul divano la sera a guardare un film. Di sicuro è così all’Università dell’Insubria che, ispirandosi alla legislazione francese, applica il cosiddetto “Diritto alla disconnessione” per tutto il personale tecnico-amministrativo.

«Quante email riceviamo ogni giorno? Quante telefonate, sms, messaggi whatsapp per lavoro? Dobbiamo imparare a “staccare la spina” per ricaricarci e migliorare la qualità del nostro tempo – dicono dall’ateneo cittadino -. Per queste ragioni, all’Università degli Studi dell’Insubria il “Diritto alla disconnessione” – già legge in Francia, ma non ancora in Italia – è diventato realtà per tutto il personale tecnico amministrativo. In buona sostanza si tratta dell’applicazione del principio della non reperibilità extra lavorativa».

Dalle 20 alle 7 del giorno seguente e in tutti i fine settimana e festivi chi riceve mail, telefonate e altro ha il diritto di non rispondere e di concentrarsi sulla vita personale e non soltanto professionale. In più, con cadenza trimestrale, è previsto il “Giorno dell’indipendenza dalle e-mail”, in cui si favoriscono le riunioni brevi al posto di messaggi di posta elettronica.

«L’uso delle tecnologie, dunque, deve essere calibrato e permettere al cervello di riposare. Staccare serve per avere maggiore efficacia lavorativa, eliminando l’errata convinzione che la connessione no-stop sia indice di produttività».

Una decisione chiara, che suona coraggiosa e rivoluzionaria in un mondo iper connesso dove non passa minuto senza che consultiamo il nostro amato smartphone per aggiornarci su qualunque cosa. Ma se ognuno ha la sacrosanta libertà di divertirsi con social network o consultare siti informativi, d’altra parte nessuno è obbligato a restare collegato h 24, anche se solo virtualmente, con il proprio ambiente di lavoro. Come se alla scrivania ci legasse una catena invisibile. Attenzione però: c’è anche il dovere di non effettuare chiamate o messaggi a colleghi e collaboratori, nella logica della reciprocità.

Fuori dall’orario, si è liberi di staccare i collegamenti. Alla base della procedura della Direzione generale insubrica, una serie di studi che dimostrano come le tecnologie possano limitare la necessità di ricaricarsi.

«Noi diciamo una cosa semplice: date tempo a voi stessi e agli altri – precisa il rettore Alberto Coen Porisini -. Queste norme riguardano solo i 320 dipendenti tecnico-amministrativi, non i 400 docenti. E viene garantito ovviamente il servizio di reperibilità in caso di urgenze, regolate da turni e indennità in base ai contratti di lavoro. Ma chi lavora in segreteria e deve fare una pratica non può essere disturbato di sera o alle 5 del mattino, perché quelle attività si possono benissimo svolgere in ufficio negli orari previsti. C’è il lavoro ed è importante: ma c’è anche il tempo libero, c’è l’arte, c’è la famiglia. Le tecnologie stanno cambiando i rapporti fra persone e noi portiamo avanti un percorso iniziato con i corsi di umanesimo manageriale. Perché l’università è un luogo di sperimentazione».