Negli ultimi due anni è stato tirato in ballo a più riprese dai suoi avversari, come responsabile politico della presunta voragine milionaria nei conti di Villa Recalcati. Lui ha sempre respinto le accuse punto su punto, con una tesi che ora – come hanno annunciato nei giorni scorsi i suoi colleghi di partito – viene suffragata anche da due delibere della Corte dei Conti. Dario Galli, ex presidente della Provincia, una vita tra le file della Lega Nord, coglie l’occasione per ribadire la sua posizione in merito alla vicenda, ma anche per lanciare un messaggio politico chiaro ai suoi avversari del centrosinistra – attualmente al governo nella sua città e in Provincia – nell’imminente campagna elettorale per le Amministrative di Tradate, dove Galli sarà candidato sindaco: «Due anni fa non avrei proprio preso in considerazione l’idea di candidarmi, ma ora sì: Tradate non merita queste persone. Se fossimo stati in un contesto corretto, dove ognuno conduce le sue battaglie con regole definite, mi sarebbe piaciuto fare soltanto da consigliere a un gruppo di giovani, ma qui serve un vecchio combattente e per questo torno nell’arena».
Insomma, il campo di battaglia è il municipio tradatese, ma tra le righe si può intuire che a spingere Galli c’è anche quanto avvenuto a Villa Recalcati, dove tra i principali accusatori dell’ex presidente c’è la consigliera provinciale nonché attuale sindaco proprio di Tradate, Laura Cavalotti. La sfida è dunque a tutto a campo e si preannuncia molto dura. Anche perché, appunto, Dario Galli sembra avere il dente avvelenato proprio per la questione dei conti in Provincia.
Il presunto buco denunciato all’insediamento della amministrazione di centrosinistra guidata dal presidente Gunnar Vincenzi è sempre stato rispedito al mittente dal centrodestra. E ora, nelle pieghe delle delibere emesse dalla Corte dei Conti, si legge che la preposta commissione ministeriale afferma come «le passività da ripianare sono riconducibili non tanto a una gestione poco accorta delle risorse finanziarie a propria disposizione, ma per lo più a una scorretta iscrizione a bilancio di entrate divenute insussistenti in ragione dei tagli da spending review». Per Galli, dunque, un conto sono le questioni tecniche di cui sono chiamati a rispondere i funzionari, e un altro è un ipotetico “dolo” politico contestato agli amministratori.
Lo squilibrio nei conti sarebbe – per l’ex presidente della Provincia – soltanto sulla carta: «La riprova sta nel fatto che nessuno, dalla ditta che ha sistemato un cartello, fino alle società erogatrici di servizi, ha avanzato richieste di soldi: noi non abbiamo mai avuto debiti nei confronti di alcuno. Finché c’ero io, la Provincia pagava i fornitori a 30 o 40 giorni: forse un caso unico in Europa». Dunque, per l’esponente padano, nessun debito rimasto da saldare, bensì un taglio voluto dal governo – «di centrosinistra, come l’attuale amministrazione della Provincia» – con la legge Delrio e non messo a bilancio.
«Io faccio politica per passione da tanti anni e ho portato avanti tante battaglie – conclude Dario Galli -, ma le ho sempre combattute sui fatti e sulle idee, non con calunnie. Da due anni chiedo all’attuale amministrazione provinciale di avere chiarimenti su questo millantato buco, ma non ho mai ricevuto risposte. Danno la colpa di tutto a “quelli che c’erano prima”, ma senza una documentazione reale. Perché avrei dovuto lasciare un buco da 50 milioni di euro, a fronte di una gestione sempre virtuosa e attenta? Se ci sono state imperfezioni contabili, è un discorso tecnico. Ma non accetto le calunnie personali. C’è un limite a tutto».