Da borgo commerciale a luogo di delizia La nascita dei Giardini Estensi a Varese

La Provincia Varese - 06/03/2017

«Sono invitato a Varese dal
conte Dandolo, figlio del Senatore,
signorino che non mi piace
niente. Varese è il Versailles
di Milano».
Questa immagine semplice
ma ricca di significato appartiene
a Giacomo Leopardi, contenuta
in una delle tante lettere
scritte nel 1825 alla sorella
Paolina (Paolina mia. Lettere
alla sorella, 1997, Osanna edizioni).
Nonostante un salto
cronologico di oltre cinquant’anni
dalle vicende che legano
il Ducato Estense al Borgo di
Varese, funziona benissimo da
abbrivio per ricordare i fasti
dello sviluppo fra Settecento e
Ottocento dell’edilizia residenziale
di solidi e benestanti
proprietari che scelsero il territorio
varesino per le loro residenze
suburbane, panoramiche
e incastonate all’interno di
parchi e giardini di grande bellezza.

Anche a Varese il processo
di trasformazione urbana del
borgo e delle sue Castellanze a
partire dal Settecento vede la
costruzione di una serie di ville
sui colli che la circondano e
la sostituzione, mano a mano,
dei grandi insediamenti religiosi,
presenza significativa
che aveva determinato la storia
locale fino a quel momento,
con radicali ristrutturazioni
che danno nuova funzione a
conventi soppressi che lasciano
il posto alla “civiltà di villa” e
ai suoi “templi” dove si celebrano
i nuovi riti dell’alta società.
Compresi i teatri, nei
quali attraverso la rappresentazione
va in scena una realtà
ricreata secondo la nuova sensibilità.
Villa “La Corte” oggi Palazzo
Estense
Non c’è dubbio che il culmine
di questo percorso di trasformazione
da antico e solido borgo
commerciale legato allo
Stato di Milano ma autonomo
per privilegio concesso da Carlo
V (ben pagato, peraltro, dai
ricchi varesini) a luogo di delizia
è rappresentato dalla costruzione
della residenza del
Duca Francesco III d’Este.
Francesco Maria d’Este è un
uomo colto. Animato da una
curiosità intellettuale che lo
porterà a viaggiare e soggiornare
nelle corti europee: Parigi,
Vienna. Amava la mondanità.
Forse troppo. I detrattori lo
descrivono spesso «incerto,
inaffidabile, distratto dalle sirene
della mondanità».
Erede nel 1737 dello Stato
Estense, governerà per oltre
40 anni fra alterne vicende segnate
dalla guerra di successione
al trono degli Asburgo
d’Austria, dai conflitti fra Spagna
e Francia e da dolorosi problemi
personali.
Governatore di Milano dal
1753, spesso ospite a Varese
nella residenza dell’amico Paolo
Antonio Menafoglio, finirà
con l’ottenere da Maria Teresa
d’Austria, a dispetto dell’esenzione
concessa dall’Imperatore
Carlo V nel Cinquecento e
senza troppe resistenze dei
notabili varesini, il feudo ad
personam del Borgo.
La sua personalità e soprattutto
i suoi rapporti con Varese
non sono del tutto indagati. La
sua è una singolare figura di
sovrano illuminato, profondo
conoscitore delle idee di Ludovico
Muratori, governerà lo
stato per molti anni, alternando
abili manovre diplomatiche
per la conservazione del ducato
a una azione di governo tutto
sommato mediocre se non
per alcune riforme imponenti,
come quella del Codice Penale
Estense. Recentemente lo storico
modenese Carlo Previti ha
pubblicato un interessante volume
per la prima volta interamente
dedicato a Francesco III
che attraverso documenti e interpretazioni
è il primo tentativo
per una biografia completa
(Francesco III d’Este, Carlo
Previdi, ed. Il Fiorino).
La costruzione della Residenza
Ducale
Le vicende storiche che riguardano
Palazzo Estense sono
ampiamente documentate
nell’insuperato volume di Paola
Bassani (Palazzo Estense,
Ask edizioni).
Francesco III, sempre assistito
dall’amico varesino, acquista
la casa di Tommaso Orrigoni
da poco costruita a un tiro
di voce dal centro religioso e
amministrativo del Borgo, appena
fuori Porta Campagna e
affida all’architetto Giuseppe
Antonio Bianchi nel 1765 il progetto
per la trasformazione e
l’ampliamento dell’edificio
esistente per realizzare la sontuosa
residenza ducale.
Il risultato è una villa sobria
nei volumi e nelle finiture per il
lato che affaccia sulla strada
pubblica e stilisticamente più
interessante invece sul fronte
verso il giardino, articolato sul
perno centrale del cortile
d’onore, ideata per esercitare
tanto la funzione simbolica di
sede della Corte che quella di
residenza di delizia per gli svaghi
colti e raffinati del Duca.
La prima e unica Principessa
di Varese.
Il Settecento è il secolo delle
donne. Basta ricordare l’importanza
di regnanti come Maria
Teresa d’Austria e Caterina
di Russia. Nonostante la resistenza
maschilista della società
galante del tempo. Anche
Varese, sebbene per soli tre
giorni, ebbe la sua “donna di
Corona”.
La contessa Teresa Castelbarco,
vedova del nobile Antonio
Simonetta, forse amante di
Francesco III quando la prima
moglie era ancora in vita, alla
morte di questa sposerà il Duca.
Descritta da Pietro Verri come
«donna che primeggiò per
la grazia, per l’accortezza e che
fu padrona del paese senza
aver fatto male a nessuno e bene
a molti», doveva essere comunque
ambiziosa e il titolo di
Duchessa di Modena non gli
bastava. Dopo la supplica presentata
all’Imperatrice Maria
Teresa ottenne il diploma che
le conferiva il titolo di Principessa
di Varese a soli tre giorni
dalla morte, nel dicembre 1765
e con questo titolo venne sepolta
a Milano. n