Il territorio tenta di scrollarsi di dosso la “polvere” della crisi e ci sta riuscendo: continua a diminuire il ricorso alle varie forme di cassa integrazione da parte delle imprese del Varesotto, anche se questo fatto sicuramente positivo non si traduce in un picco occupazionale. Buona partenza, dunque, o ripartenza, ma non basta per dirsi fuori dal tunnel. Il dato emerge dall’ultima rilevazione sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali svolto su dati Inps dall’Ufficio Studi dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese.
Complessivamente – considerando sia la cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo), sia la cassa integrazioni guadagni straordinaria (Cigs), sia quella in deroga – nel mese di luglio 2017 sono state autorizzate 411.554 ore nel comparto industria in provincia, in riduzione del 79,6% rispetto a luglio 2016 e del 25,3% rispetto al mese precedente. Un dato che conferma un trend. Le ore rilevate sono tutte imputabili alla Cigs, non essendo state autorizzate a luglio né ore di Cigo né in deroga.
Guardando, invece, al dato cumulato relativo al periodo gennaio-luglio, sono state complessivamente autorizzare 3.253.413 ore di cassa integrazione nel comparto industriale, in riduzione del 60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Per quanto riguarda la scomposizione percentuale delle ore autorizzate il 53% è stato richiesto per Cigo, il 45% per Cigs e il 2% per cassa in deroga.
Le ore di Cigo autorizzate nel periodo gennaio-luglio nel comparto industriale sono state pari a 1.727.832, in riduzione del 48% rispetto allo stesso periodo del 2016. A livello di settori, per quanto riguarda sempre la sola Cigo, il ricorso risulta essere in calo nel metalmeccanico (-47,6%), nel tessile-abbigliamento (-43,4%), nella gomma e materie plastiche (-53,5%) e nell’alimentare (-18,4%), così come in tutti gli altri comparti. Unica eccezione il chimico-farmaceutico dove si registra un incremento del 14,3%. Le ore di Cigs di gennaio-luglio nel comparto industriale sono state 1.477.043, in riduzione del 68,7%. Le ore in deroga nel primo semestre nel comparto industriale sono state 48.538, in riduzione del 47,3%.
«I dati in forte contrazione riguardanti il ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese del territorio devono essere presi con cauto ottimismo – commenta il presidente di Univa Riccardo Comerio -. La flessione mette in evidenza un trend sicuramente positivo per la nostra economia locale ed è coerente con il buon andamento dei livelli produttivi. Sulla portata del calo incide, però, sicuramente anche il recente cambiamento della normativa che ha modificato gli automatismi di accesso a questo ammortizzatore».
Molto lucida anche l’analisi sulla forza lavoro: «Una riduzione della cassa integrazione non è sinonimo di crescita occupazionale – ribadisce il numero uno degli industriali, patron della Ercole Comerio di Busto Arsizio -. Da questo punto di vista il miglioramento che registriamo nelle attività delle nostre imprese non si sta per il momento traducendo in una ripresa consistente delle assunzioni che potrà avvenire solo quando l’aumento della produzione da congiunturale diverrà strutturale, continuando nel lungo periodo. Il saldo tra assunzioni e fuoriuscite dal mercato del lavoro dà luogo per il momento ad una tendenziale stabilità dei livelli occupazionali.
Di positivo c’è comunque sicuramente da registrare una maggiore continuità del lavoro, presupposto essenziale per dar vita a iniziative di formazione degli addetti propedeutica alla digitalizzazione delle varie fasi produttive che stanno affrontando molte imprese del territorio in ottica di industria 4.0. Inoltre il calo del ricorso alla cassa integrazione sta comportando anche una diminuzione della dispersione delle forze finanziarie che, nei momenti più acuti della crisi, le aziende hanno dovuto destinare per accedere alle varie procedure concorsuali»