Coop, rischio concorrenza sleale

La Prealpina - 20/03/2017

C’è un pesante rischio di confusione nella rappresentanza del mondo cooperativo. A lanciare l’allarme è Mauro Frangi (nella foto) , presidente di Confcoperative Insubria. «Corriamo il rischio dell’evanescenza della rappresentanza con una pletora di sigle che restano in vita non perché rappresentative di interessi e di uno spaccato imprenditoriale reale, ma solo per garantire la sopravvivenza alla propria classe dirigente. Da parte nostra continuiamo a combattere le associazioni cooperative perché vogliamo evitare che associazioni prive di ogni rappresentanza , delle vere e proprie scatole vuote, attraverso un uso distorto e strumentale delle attività di vigilanza (delegata dallo Stato alle associazioni per le loro aderenti) facciano da paravento ad attività imprenditoriali che poco hanno a che fare con la buona cooperazione».

Il clima, insomma, è teso e la battaglia, tutta interna al mondo cooperativo, non sembra affatto semplice. Tanto più che la concorrenza sleale, secondo Frangi , è dietro l’angolo.

«La concorrenza sleale – spiega – ci viene portata attraverso l’applicazione di contratti di lavoro pirata che tagliano la retribuzione fino al 40%. Il centro studi dell’Alleanza cooperative Italiane evidenzia una perdita netta in termini fiscali e previdenziali di oltre 750 milioni di euro l’anno, con oltre 110mila lavoratori all’interno di false cooperative di servizi che operano in un limbo non monitorato, senza tutele e o con garanzie parziali. Sono i numeri della concorrenza distorsiva delle regole. Siamo al paradosso che le imprese muoiono di legalità, per il rispetto delle regole».

Non è dunque un caso che per combattere questo fenomeno l’Alleanza cooperative italiane abbia promosso una legge di iniziativa popolare specifica contro el false cooperative. «E’ una iniziativa sostenuta da tutto l’arco parlamentare – spiega Frangi – Sarà probabilmente una delle pochissime iniziative popolari a trasformarsi in legge».