Dopo 25 anni Pasquale Gervasini decide di lasciare la presidenza di Confagricoltura Varese senza ricandidarsi al consiglio. L’annuncio commosso è arrivato nel corso della settantesima assemblea generale che si è svolta ieri a Ville Ponti. «Accetterei questo incarico 100 volte per l’arricchimento morale che ne ho tratto tutti i giorni, incontrando ognuno di voi associati fino al Presidente della Repubblica» ha detto Gervasini.
La presidenza di Gervasini è iniziata nel 1992, in quella che si chiamava «unione provinciale degli agricoltori». In questi anni il settore primario si è evoluto verso la specializzazione delle produzioni, la caratterizzazione dei prodotti nell’agroalimentare, fino alle agro-energie. Ma quello che Gervasini vuole ricordare sono soprattutto le persone: «Negli anni ho conosciuto moltissimi agricoltori, in ciascuno ho trovato supremo esempio di umanità, determinazione e dignità».
Durante la serata è stato tracciato un bilancio della storia dell’associazione nata nel 1945. Soffermandosi sul 1954, anno in cui a Varese, ultima città in Italia, è avvenuta la scissione con la Coltivatori Diretti. «In quella occasione abbiamo appreso una lezione: l’associazione, se vuole fare davvero gli interessi dell’impresa, deve essere voce autonoma, per questo rispettata. Abbiamo sempre seguito questa strada, senza cedere alle facili lusinghe della politica» ha sottolineato il presidente.
Per Gervasini sono stati 25 anni sempre in prima linea: «Abbiamo accompagnato gli imprenditori su strade difficili, ottenendo però risultati importanti. Quando le nostre imprese contavano migliaia di associati avevamo ascolto, adesso è più difficile. Spesso la politica usa l’agricoltura per propri fini elettorali, con un richiamo a un passato idilliaco che non è mai esistito, fatto di sofferenze e marcatissime disuguaglianze sociali».
Confagricoltura si è battuta per la corretta applicazione delle quote latte a tutela degli allevatori onesti, l’inquadramento nel contratto agricolo degli operai florovivaisti, la battaglia contro l’Imu sui terreni agricolo, la difesa delle agevolazioni contributive per le zone svantaggiate.
«Battaglie di cui sono orgoglioso non come presidente, ma come associato» ha affermato Gervasini, chiedendo a tutti «più convinzione, più progettualità, più “associazione”, perché le sfide richieste dal fare agricoltura nel profondo nord richiedono una grande volontà associativa». Fare parte di Confagricoltura, infatti, significa crederci davvero: «la nostra associazione, a differenza di altre, non farà mai campagne che promettono sconti sugli acquisti. Grazie a chi non cede a facili tentazioni. Questo è il riconoscimento vero del nostro lavoro».
«Da domani tornerò ad essere un normale associato, come lo sono sempre stato perché tra di noi non ci sono differenze – ha concluso Gervasini commosso – Grazie a mio padre, che mi ha insegnato il valore del lavoro. Grazie a mia mamma, a mia moglie, a mio figlio Mario nato e cresciuto durante la mia presidenza. Grazie a tutti voi».
Alla relazione è seguito un lungo applauso.
Gli associati hanno premiato Gervasini con una medaglia.