Il giudizio di primo grado, dinanzi alla commissione provinciale tributaria di Varese, era stato favorevole al Comune. Quello in appello, a Milano, davanti ai giudici tributari regionali, ha invece accolto il ricorso della Camera di commercio, riformando la sentenza. Ora, il verdetto passa a Roma, alla Corte di Cassazione. Lo scontro, tutto varesino, è tra due enti pubblici, il Comune da una parte, la Camera di commercio dall’altra, e riguarda il pagamento dell’Ici. I fatti sono datati. Ecco le coordinate della vicenda. Tre anni fa, Palazzo Estense mandò all’ente camerale un avviso di accertamento con cui, in sostanza, contestava il mancato adempimento, per il 2008, dell’imposta comunale sugli immobili relativa alla Villa Napoleonica, inserita nel contesto delle Ville Ponti. Questo sul presupposto che una nuova normativa, antecedente comunque al 2008, aveva tolto l’esenzione a questo tipo di edifici, lasciandola per quelli soggetti a vincolo (certificato) in quanto beni di particolare interesse storico e artistico. E dunque, secondo le valutazioni – legge alla mano – del Comune, la Camera di commercio avrebbe dovuto versare l’Ici, con aliquota ordinaria, per la Villa Napoleonica, unico tra gli immobili sul colle di Biumo (di proprietà dell’ente camerale) a non godere all’epoca di un vincolo riconosciuto e trascritto.
La controparte aveva fatto ricorso, sostenendo che il palazzo avesse una valenza storica e artistica e quindi non assogettabile al tributo.
Giudizio di primo grado: rigettato il ricorso. Chiusa lì? No. Appello da parte della Camera di commercio alla commissione tributaria regionale: accolto e situazione dunque ribaltata. Vertenza finita? Neanche per idea. La giunta comunale, guidata dal sindaco Attilio Fontana, ha deliberato il ricorso in Cassazione, ultimo possibile grado di giudizio.
Le ragioni del Comune, nei vari gradi di pronunciamento, sono state fatte valere dall’avvocato Elio Carrasi, vice segretario generale di Palazzo Estense. La questione, in soldoni, si aggira intorno a 11.000 euro per l’anno contestato (2008), ma se il Comune dovesse soccombere definitivamente l’ente camerale potrebbe chiedere il rimborso anche per gli anni successivi (quando onorò l’Ici con aliquota ordinaria), fino all’apposizione formale del vincolo sulla Villa Napoleonica da parte della Sovrintendenza.
Trattandosi di un caso tributario, le norme sono piuttosto rigide, poco soggette a giudizio per via interpretativa o analogica. E’ materia insomma per esperti del diritto. Il caso, nello specifico, verte sullo status che aveva la Villa Napoleonica (alle spalle di Villa Andrea sul colle di Biumo, nella proprietà dell’ente camerale) otto anni fa, quando l’Ici ordinaria gravò su tutti gli edifici, tranne quelli dichiarati di valenza appunto storica e architettonica. La querelle varesina è sul fatto che, secondo il Comune, non essendoci un vincolo trascritto, la “Napoleonica” dovesse pagare il tributo per intero, mentre la Camera di commercio sostiene invece che godesse già della qualifica di bene di interesse storico, se non altro perché costruito da più di 70 anni. Due giudizi, contraddittori nella sentenza, non soo bastati a mettere la parola fine. Ci penserà la Suprema Corte.