Il nuovo codice degli appalti sarà un’opportunità concreta di rilancio per le imprese edili, sospese tra piccoli segnali di crescita e il rendiconto degli anni della crisi, oppure cambierà le regole per non cambiare la sostanza? Se lo chiede Ance Varese, che ha organizzato per martedì prossimo (ore 15) a Ville Ponti un convegno per spiegare agli associati le novità legislative ormai all’orizzonte. All’appuntamento saranno presenti Raffaella Mariani, deputata, che è stata la relatrice della legge delega che ha dato il là alla riforma governativa, il vicepresidente di Ance nazionale Edoardo Bianchi e la dirigente dell’associazione Francesca Ottavi. Ieri il presidente di Ance Varese Orlando Saibene e il direttore Juri Franzosi hanno anticipato il vero focus dell’incontro, ovvero le applicazioni e gli effetti del codice – che ancora attende 60 regolamenti attuativi – sul mercato dei lavori pubblici. Non di poco conto, infatti, sono le modifiche del nuovo provvedimento sul settore, a cominciare dal ruolo dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), uno dei protagonisti della riforma insieme alle istituzioni. Anac sarà il regolatore del mercato e si occuperà del rating di impresa, parametro basato su alcuni requisiti (modo di lavorare, rispetto dei tempi, rapporti con le stazioni appaltanti e altri) che diventerà dinamico e determinerà la possibilità per le imprese di partecipare alle opere successive. L’Autorità anticorruzione qualificherà anche le stazioni appaltanti, che da ora in poi dovranno rispondere a determinati ordini di grandezza. Sotto la lente di ingrandimento anche la regola della “offerta economicamente più vantaggiosa” per gli appalti sopra il milione di euro, regola che secondo le stime, interesserà solo il 20% del mercato. Stessa sorte per la procedura negoziata, metodo che pone il problema di una discrezionalità (e conseguente responsabilità) spesso rifiutata dalle Stazioni Appaltanti, a differenza del sorteggio (per opere sotto il milione di euro) che però diventa una vera e propria lotteria per i costruttori. Controverso – e dunque oggetto di particolare discussione – sarà il subappalto, stravolto dalle modifiche: se oggi un’azienda può permettersi di subappaltare il 30% dei cosiddetti “lavori propri” e il 100% delle opere specializzate, il futuro prevede invece la soglia del 30% per il lavoro complessivo. Un esempio: nella ristrutturazione di una scuola le imprese non potranno più subappaltare i lavori di impiantistica. «Norma demagogica – la inquadra Saibene – Il Governo non deve entrare nelle scelte organizzative aziendali».