Chiudere Linate e trasferire tutti i voli in brughiera. Il sogno dei filomalpensisti diventerà realtà nel 2019. Ma sarà una suggestione temporanea che durerà non più di tre mesi, il tempo necessario per portare a compimento il restyling del Forlanini contenuto nel Piano industriale Sea 2016/’21 presentato nei giorni scorsi dal presidente Pietro Modiano.
L’investimento ammonta complessivamente a 156 milioni di euro (118 milioni a carico del gestore aeroportuale e i restanti 38 a carico di terzi) ed è così ripartito: restyling terminal passeggeri (35,8 milioni) ristrutturazione pista e piazzali (38,3), viabilità e parcheggi (15,1), impianti, edifici e altri interventi (28,6). In programma ci sono anche il rifacimento della torre di controllo, i nuovi uffici della Sea, un business hotel e la fermata della linea 4 della metropolitana.
Insomma, con buona pace di chi dal 1998 ne invoca la chiusura, Linate è pronto a un grande rilancio. Nella fase cruciale dei lavori sarà però costretto a sospendere le attività e a spostarle a Malpensa. Sarà un trasloco in piena regola, proprio come avvenuto dal 13 maggio al 10 giugno 2014, quando l’aeroporto di Bergamo Orio al Serio chiuse per il rifacimento della pista di decollo e spostò i suoi circa 150 voli giornalieri a Malpensa. Per tre settimane lo scalo varesino passò dall’essere un aeroporto da 18 milioni di passeggeri annui a oltre 26 potenziali, ma nonostante le preoccupazioni della vigilia superò la prova a pieni voti. Zero disagi, zero ritardi, zero proteste dal territorio che, a livello di rumore aereo percepito o di traffico automobilistico attorno allo scalo, praticamente non si accorse nemmeno che stava sopportando il peso del secondo e del terzo aeroporto d’Italia sommati assieme. Il Terminal 1 resse l’urto, dimostrando di essere un’infrastruttura ampiamente sottoutilizzata rispetto alle proprie potenzialità.
Ecco perché il trasferimento temporaneo di Linate viene annunciato senza patemi d’animo dalla Sea. Si tratta di un esperimento già collaudato nonostante i numeri, la prossima volta, saranno nettamente superiori. Salvo terremoti di mercato, infatti, Malpensa nel 2019 avrà ampiamente superato i 20 milioni di passeggeri e a essi, verosimilmente, ne andranno aggiunti i circa 10 di Linate. In quel breve lasso di tempo, dunque, Malpensa opererà come se fosse un aeroporto da oltre 30milioni di passeggeri, esattamente com’era stato concepito negli anni Novanta e come dovrebbe diventare, secondo il Nuovo Masterplan, nel 2030, quando i numeri annui dovrebbero addirittura toccare quota 32,5. Il 2019 non sarà dunque soltanto l’anno del rimpianto nel vedere cosa sarebbe oggi Malpensa se Linate avesse chiuso diciannove anni fa, ma anche un’anticipazione del suo futuro. Undici anni prima.
Gabriele Ceresa