La Città Giardino come Roma, Milano e Genova. Del resto, in quella che da sempre è considerata come una delle province culle del manifatturiero, il primo Maggio, non poteva che essere vissuto con grande partecipazione dai lavoratori. Anche perchè, sul piatto, ci sono questioni importanti. La prima, quella più urgente per il territorio varesino, si chiama disoccupazione giovanile: un ragazzo su tre è senza lavoro. Poi ci sono i contratti da rinnovare, quello dei metalmeccanici ma anche quello della pubblica amministrazione. E, come se non bastasse, una legge Fornero da modificare perchè in fondo, molti guai del mercato del lavoro, hanno origine proprio lì.
Così domenica i lavoratori varesini hanno risposto in massa all’appello di Cigl Cisl e Uil e hanno sfilato lungo le vie della città, testimoniando il valore del lavoro e facendo sentire la propria voce. Tutti uniti, esattamente come le tre sigle sindacali, guidate da Umberto Colombo, Gerardo Larghi e Antonio Massafra, tutti presenti in piazza del Garibaldino. Con loro, sul palco, anche alcuni delegati delle Rsu e, chiamato a chiudere la giornata, Maurizio Petriccioli, della segreteria nazionale della Cisl.
«Da questa piazza – ha detto Petriccioli – chiediamo più lavoro: i giovani spesso non ne hanno e quando c’è viene spesso tradito da strumenti come i voucher, nati per dare la possibilità di non lavorare in nero e diventati di fatto una nuova forma di precariato. Su questo chiediamo al governo di intervenire. Come chiediamo di farlo anche sulla questione delle morti sul lavoro e del rinnovo dei contratti. E ancora: è necessario che il governo faccia una proposta sulle pensioni. veniamo da un anno e mezzo di annunci che non si sono mai concretizzati in una proposta, cosa che invece abbiamo fatto noi, avanzandone una chiara e comprensibile, rispetto ci attendiamo ancora una risposta».
I temi, insomma, non mancano e la polemica nei confronti di Renzi e della sua squadra è evidente. La sensazione è che nei prossimi mesi ci possano essere battaglie anche dure.
«E’ possibile anche arrivare allo sciopero generale – conferma Antonio Massafra (Uil) – soprattutto sul rinnovo dei contratti nella pubblica amministrazione e per i metalmeccanici. Noi abbiamo una linea guida. Siamo sempre disponibili a sederci a un tavolo per discutere, possiamo anche discutere in piedi, ma assolutamente no in ginocchio».
Anche perchè la provincia di Varese, a differenza di quanto poteva accadere prima del 2008, non è più un’isola felice.
«Anche qui da noi bisogna mettere il lavoro al centro dell’attenzione delle istituzioni – sottolinea Umberto Colombo (Cgil) – dal momento che i dati che ci riguardano non sono affatto confortanti. Diminuisce la cassa ordinaria, ma aumenta il tasso di disoccupazione: siamo a tre volte il valore pre crisi. E quella giovanile è una vera e propria emergenza.
Bisogna ragionare sul lavoro e mettere a punto delle proposte concrete. E poi, è necessaria, a livello centrale ma anche a livello locale, mettere in atto una vera politica industriale. Bisogna lavorare affinchè il nostro territorio sia attrattivo per le imprese. Ci sono degli timoli positivi, bisogna riuscire a coglierli. Un esempio? Il rilancio dell’università dell’Insubria: perchè non partire da lì per dare una marcia in più alla ricerca?».