Studiare il fenomeno delle alghe che hanno colorato di giallo fosforescente alcune parti del Ceresio, monitorarlo e, quindi, cercare di recuperare «le conoscenze necessarie scaturite da studi simili», così da «adottare tutte le possibili contromisure».
È stata presentata al Gran Consiglio, il Parlamento del Canton Ticino, una mozione firmata dai deputati Giovanni Berardi e Nadia Ghisolfi.
Il problema è esploso in agosto quando nelle acque del bacino italo-svizzero si sono sviluppate, come mai avvenuto in maniera così pesante, delle fioriture di cianobatteri. Soprattutto sulle sponde svizzere, il problema è stato pesantissimo: alcuni lidi hanno chiuso per giorni, altri temono il ripresentarsi del problema per l’anno prossimo e in molti casi si segnala una diminuzione dei clienti e dei visitatori. D’altronde, chi si butterebbe in un lago giallo fosforescente, rischiando qualche potenziale problema di salute? Sul lato italiano il fenomeno è stato più contenuto ma, chiaramente, essendo un bacino unico, la questione interessa anche le rive tricolori.
Ad ogni modo, ora la politica ticinese si è mossa: «Grida di allarme, per non dire di disperazione – si legge ancora nel testo della mozione – si sono levate da più parti. Sindaci e amministratori comunali, gestori di campeggi, esponenti del mondo del turismo lacustre, da Agno a Caslano, da Paradiso a Melide e a Riva San Vitale hanno chiesto a gran voce un intervento del Cantone». La preoccupazione è che «questo fenomeno vada a impattare pesantemente sull’attrattività turistica del Ceresio attorno al quale ruotano lidi, campeggi, strutture alberghiere». Anche perché «stando agli esperti, il fenomeno pare sia in forte aumento dal 2020 a questa parte, complice il riscaldamento climatico. Esistono progetti e studi che potrebbero venire in aiuto per comprendere il fenomeno, la cui dinamica dipende però da lago a lago».
Secondo il duo di gran consiglieri si dovrebbe «cercare di contrastare il fenomeno sia all’origine, sia quando si presenta nella sua dimensione più ampia.
I Comuni coinvolti hanno puntualmente informato la popolazione sui rischi per persone e animali legati a un contatto con questi batteri, in particolare con le tossine da essi rilasciate durante la fioritura. In alcuni casi sono stati emanati puntuali divieti di balneazione. Non è neppure chiaro quali siano gli effetti sull’ecosistema, anche se alcune foto sembrano testimoniare un certo influsso sulla fauna che popola le zone lacustri».
Il Cantone, pur sollecitato da numerosi attori locali, «sembra avere un atteggiamento attendista, come affermato da alcuni collaboratori cantonali, in attesa che il fenomeno si dissolva grazie all’arrivo di precipitazioni e alla diminuzione delle temperature. Ma questa situazione non può essere accettata». In conclusione si chiede «al Consiglio di Stato di avviare al più presto uno studio pilota che permetta di monitorare in loco il fenomeno e di assumere tutte le conoscenze necessarie scaturite da studi simili effettuati altrove, al fine di adottare tutte le possibili contromisure, coinvolgendo gli attori locali»