Cercasi investitore per l’area Whirlpool

La Prealpina - 19/04/2017

Il momento è nero: chi è disposto a investire a Comerio milioni di euro, privati e pubblici, per prendersi quell’arca di Noè del lavoro e dello svago che è stata la ex Ignis, poi Philips, ora Whirlpool? Ci sono rimasti, oramai, cento persone, il trasloco a Pero, accanto all’area Expo, è quasi completato. Ma le idee non mancano e una è talmente affascinante da apparire di primo acchito difficile da realizzare. E’ questa: insediare in una parte dei 50mila metri quadrati, attorno alla piscina olimpionica, ai campi da tennis e da basket, agli spogliatoi e alle palestre (quanto fu lungimirante Giovanni Borghi!), un centro federale riservato allo sport degli atleti diversamente abili.

Queste discipline hanno abbattuto le barriere mentali. Le praticano in molti, abbiamo in casa il nuotatore Federico Morlacchi di Luino, vincitore di sette medaglie paralimpiche di cui una d’oro, campione mondiale e dieci volte campione europeo.

Per dire che non parliamo di sogni né di progetti, ma di fatti socialmente rilevanti.

La questione è capire a che punto è una delle partite urbanistiche più scottanti del territorio varesino, per la sua portata economica, si capisce, ma anche per ciò che rappresenta nell’immaginario collettivo quella cattedrale affacciata su un superbo panorama di laghi e monti. Una delle sorgenti dalla quale scaturì acqua che ha dissetato migliaia di famiglie. Il pallino ce l’ha in mano la proprietà, vale a dire la Whirlpool, una multinazionale da 60mila addetti. Attorno ad essa un comitato di pensatori e amministratori con poteri consultivi. In posizione strategica, ma sempre non vincolante, la Regione Lombardia interessata, com’è ovvio, alla partita se non altro per non lasciare la patata bollente nelle mani di chi, per legge, esercita signoria politica sul vasto dominio che cambia la destinazione d’uso: il sindaco di Comerio.

Scartiamo la prospettiva dell’edilizia privata: ville e palazzine vista lago. Il piano regolatore non si cambia. E se si cambiasse, con l’aria che tira, ci sarebbe poca trippa per gatti. I dintorni di Varese sono zeppi di case costruite e mai vendute, i registri del tribunale di imprese fallite. La presidente della Whirlpool, una spagnola tutta d’un pezzo, in un’intervista ha spiegato il trasferimento a Pero dello storico quartier generale di Comerio con una ingenerosa bastonata alle nostre contrade: ce ne andiamo perché i giovani talenti non vogliono venire a lavorare a Varese, soprattutto i millennials. Cominciavamo a incontrare difficoltà. Anche di mercato, cara signora Berrozpe Galindo: la fusione con Indesit, stando a voci di dissenso interno, non è ancora un amalgama. Poi, certo: Milano è Milano. Più logistica, più trasporti, meno strettoie burocratiche. E forse politica più reattiva: in questi mesi da queste parti non ha fiatato nessuno, nemmeno deputati e mandarini del partito di governo, lo stesso del sindaco di Comerio, il Pd. La presidente tuttavia ha detto dell’altro: chiuderemo in bellezza con un luogo che ci ha dato molto. Ed è l’unica speranza: una corazzata mondiale come Whirlpool, una public company quotata a Wall Street, ha i mezzi, se vuole, e non può non volerlo, di trovare l’inquilino giusto al quale affidare il suo maestoso possedimento. Centro paralimpico a parte, ci sono 22mila metri quadrati coperti, uffici e sale-riunioni, che possono interessare a un grande gruppo internazionale, dell’informatica, dell’industria farmaceutica, della ricerca scientifica, delle formazione professionale.

Magari qualcuno si inventa un parco a tema. E un soggetto di tal fatta (risparmiateci l’ennesimo centro commerciale, grazie), lo può intercettare e ingolosire con un’offerta non esageratamente speculativa solo la Whirlpool. Il sindaco di Comerio la buttò lì, mesi fa: gli americani ci regalino l’immobile. Ma laggiù nel Michigan hanno smesso di credere a Babbo Natale. Qui ci vuole un investitore unico: lo spezzatino sarebbe un papocchio e un’offesa a Borghi che quando costruiva l’edificio di Comerio litigò con suo padre Guido. «Tu non vuoi una fabbrica, hai in mente un aeroporto», gli gridò il genitore parsimonioso, non comprendendo i sogni di gloria di quel figlio speciale. Sveglia: muri che si sgretolano, porte che marciscono, la bella piscina aggredita da alghe e muschi è un destino da evitare a un monumento del lavoro caro alla memoria di tutti.