Case ai turisti, affari nell’ombra

La Prealpina - 18/09/2017

Che il turismo in provincia di Varese abbia messo il turbo è un dato di fatto. Merito delle sinergie attivate tra istituzioni, Camera di Commercio e associazioni di categoria. Eppure c’è ancora un grosso punto interrogativo a cui dare risposta. Sì perchè capita, ad esempio, che ci siano eventi che portano sul territorio 2500 presenze per un fine settimana, ma poi negli alberghi della provincia alloggiano soltanto 500 persone. E le altre dove dormono? Chiaramente negli alloggi che vengono affittati in rete. Un trend che piace poco a Federalberghi Varese e anche all’associazione locale dei Bed&Breakfast. «Sì perchè la sensazione – spiega Frederick Venturi, presidente degli albergatori – è quella di essere dentro una competizione che non ha regole uguali per tutti». E così, per provare a fare chiarezza, Federalberghi e il Varese Convention & Visitor Bureau della Camera di Commercio, hanno commissionato a Incipit una ricerca su quella che è nata come sharing economy ma che rischia di diventare una shadow economy. I risultati sono stati presentati ieri a Ville Ponti. E sono sorprendenti. A fronte di 329 strutture turistiche ufficialmente registrate in provincia, gli alloggi proposti on line sulla piattaforma Airbnb sono ben 1435, di cui 435 risultano stanze private in appartamenti. Numeri che collocano la nostra area al sesto posto in Lombardia e al terzo assoluto se rapportato all’estensione del territorio. Nella maggior parte dei casi (69,7%) sono interi appartamenti che vengono destinati all’affitto turistico per lunghi periodi dell’anno, in genere superiori ai sei mesi. «Entrambi questi elementi – ha spiegato ieri Maria Stella Minuti, ricercatrice di Incipit – fanno ritenere di essere in presenza di vere e proprie attività economiche che vanno ben oltre il limite dell’integrazione del reddito familiare e della saltuarietà e che non presentano le caratteristiche di condivisione delle esperienze proprie della sharing economy».

Insomma, la fotografia scattata dall’indagine conferma i dubbi avanzati dagli albergatori.

«Io mi auguro che le amministrazioni locali – è stato l’appello di Venturi – affrontino questa situazione prima che si trasformi in emergenza ai danni di chi lavora alla luce del sole, con regole precise da rispettare, cercando di migliorare l’offerta turistica in provincia. Noi chiediamo che sia attivato un tavolo provinciale per affrontare il tema di questi grandi evasori. Mettiamo insieme i dati, confrontiamoli e poi, là dove è il caso, consegniamo tutto nelle mani della Guardia di Finanza». Il primo passo sarebbe quello di verificare se chi affitta case o stanze sul web abbia presentato in Comune la comunicazione di inizio attività. I controlli potrebbero partire da lì.

«Perchè la nostra – ha aggiunto Venturi – non è una guerra contro nessuno. È semplicemente la richiesta di poter competere con regole semplificate ma uguali per tutti». Anche sul fronte sicurezza, ad esempio. Perchè se gli hotel hanno l’obbligo di segnalare le generalità degli ospiti, chi alloggia in una stanza può anche restare nell’ombra.