Un bosco di famiglia trasformato in terreno edificabile dal nuovo Piano di governo del territorio, una contestazione respinta da Palazzo Estense, una lettera anonima imbucata dall’immancabile “corvo” e, ora, l’ipotesi di abuso d’ufficio per l’ex sindaco Attilio Fontana, che avrebbe contribuito con il proprio voto a difendere la variante urbanistica invece di abbandonare il tavolo della giunta e poi l’aula del consiglio comunale per evitare “conflitti di interesse”.
Sono i contenuti di un fascicolo da settimane sul tavolo del sostituto procuratore Massimo Politi e in cui sono state raccolti e ordinati verbali, mappe e visure fatti prelevare dal magistrato varesino nelle stanze del municipio.
L’acquisizione di “documentazione amministrativa” risale al 3 febbraio, ma se ne è avuta notizia soltanto ieri. A presentarsi negli uffici di via Sacco, una manciata di minuti dopo mezzogiorno, sono stati carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria che hanno chiesto e ottenuto l’intero dossier poi trasferito in piazza Cacciatori delle Alpi.
Gli accertamenti riguardano l’iter che, con l’adozione del Pgt nel dicembre 2013, ha cambiato la classificazione da “arboreo” a edificabile di un terreno di via Conca d’Oro (adiacente alla Centrale del latte) che Attilio Fontana aveva ceduto alla figlia nell’aprile 2012.
La “mutazione” non era sfuggita all’allora consigliere comunale d’opposizione Andrea Civati, esponente del Partito democratico e oggi assessore all’Urbanistica nella giunta guidata dal sindaco Davide Galimberti. E proprio Civati aveva depositato in municipio un’osservazione – registrata con il numero 617 – con la richiesta di non concedere l’edificabilità sollecitata già nel 2009 dai proprietari dell’area.
Osservazione respinta dapprima dalla giunta e successivamente anche dal consiglio comunale “governato” dalla Lega nord e dalla coalizione di centrodestra.
E qui si innesta l’interrogativo a cui la Procura dovrà fornire una prima risposta. Secondo i verbali, infatti, in entrambi i passaggi amministrativi, Attilio Fontana non si sarebbe astenuto dal dibattito e dal voto come previsto “nel caso in cui sussista una correlazione immediata e diretta fra il contenuto della deliberazione e specifici interessi dell’amministratore o di parenti o affini fino al quarto grado”.
Una leggerezza? Una distrazione? Tutte le ipotesi, al momento, hanno diritto di cittadinanza. L’ex sindaco, di fronte all’eventualità di dovere rispondere dell’accusa di abuso d’ufficio, non ha rilasciato dichiarazioni, ma avrebbe confidato ai propri collaboratori di essere all’oscuro della vicenda e di non ricordare di avere mai esaminato la pratica relativa al terreno della figlia, per altro portata in discussione insieme ad altri provvedimenti analoghi.
Non la pensa però così il “corvo” che il 3 gennaio scorso ha inviato a Palazzo Estense una dettagliata lettera anonima, in cui si ricostruiscono nei dettagli tutti i passaggi, con puntuali citazioni dei mappali e delle delibere.
“Spero si possa fare chiarezza” le ultime parole del messaggio senza firma, che il sindaco Davide Galimberti, successore di Fontana, ha deciso di trasmettere alla Procura della Repubblica, da dove è partita la richiesta di acquisizione dei documenti custoditi negli archivi dell’assessorato all’Urbanistica e del Consiglio comunale. Primo atto formale di un’indagine di cui non sfuggono i possibili risvolti politici.