Va bene ma non benissimo, va male ma non malissimo: l’andamento economico locale è sospeso fra segnali di rallentamento nella seconda metà dell’anno e prospettive più rosee per i prossimi mesi in termini di ordini e produzione.
«Certo non possiamo negare i dati problematici del trimestre luglio-agosto-settembre, ma in parte si tratta di un momento fisiologico perché coincide con l’estate, con le ferie, e quindi con la fase di maggior calma per le imprese – fa notare il presidente della Camera di commercio di Varese Giuseppe Albertini -. Ci sono picchi e momenti tranquilli come sempre. Ma sono tante le speranze che restano aperte, pur fra tante incognite: a livello internazionale dobbiamo ancora inquadrare il dopo Trump, l’effetto Brexit e la situazione mondiale. Siamo in attesa».
Vietato dunque sbilanciarsi fra un bicchiere mezzo pieno o uno mezzo vuoto, anche se «le aziende che sono rimaste sul mercato continuano a lavorare bene, soprattutto chi ha potuto contare sull’estero», prosegue il numero uno di piazza Monte Grappa, imprenditore artigiano. Un quadro non tragico, dunque, anche se sugli enti che rappresentano le aziende del territorio pesano molte incertezze. Prima fra tutte, la riforma voluta dal Governo che continua a variare nella sua entità e portata. «Entro poche settimane dovrebbe arrivare il decreto definitivo ma molte questioni sono sospese – conferma Albertini -. Siamo convinti che sia giusto e sacrosanto risparmiare, infatti noi da cinque anni abbiamo iniziato una spending review interna, ben prima che da Roma arrivassero queste indicazioni. Ma adesso non possono dirci che il nostro lavoro è inutile e che le Camere di commercio rappresentano sempre e comunque uno spreco. Bisognerebbe distinguere fra zone virtuose e altre che hanno dato prova di cattiva gestione».
Il presidente, scelto dopo l’improvvisa scomparsa di Renato Scapolan, ribadisce l’importanza del ruolo camerale, in particolare per una competenza che rischia di scivolare via. «Secondo qualcuno dovremmo smettere di occuparci di internazionalizzazione, ma è assurdo, visto che le Camere di commercio di ogni Paese sono i primi enti di interfaccia per gli imprenditori che vogliano investire – sottolinea Giuseppe Albertini -. C’è ancora molta confusione su questi temi, ma pensiamo che non si debba disperdere un patrimonio così importante, in primis proprio per il sostegno alle Pmi che vanno all’estero. Quotidianamente siamo accanto agli imprenditori, tra l’altro senza pesare sul bilancio statale, visto che ci autofinanziamo con i diritti annuali, così bassi che un’azienda non percepisce nemmeno questa voce come un costo impegnativo».
Insomma è giusto razionalizzare, ma non tagliare senza distinguere i rami secchi da quelli virtuosi che hanno fatto e stanno facendo molto per aiutare le imprese a fronteggiare la crisi, la ripresa, i mercati internazionali.
«Solo stando sui territori se ne possono conoscere le specificità – prosegue il presidente -. Anche il ministro Calenda, nella sua visita alla Liuc, ha ribadito l’importanza del locale: e allora dobbiamo essere messi nelle condizioni di aiutare le nostre attività produttive. In modo concreto: come stiamo facendo nel turismo, con l’intuizione di associarlo allo sport. Un filone che sta dando ottimi risultati e che dimostra la possibilità di fare cose concrete e importanti».
Albertini critica anche gli adempimenti trimestrali, anziché annuali, previsti nel decreto fiscale approvato dalla Camera. «Per le imprese è solo un costo aggiuntivo, una nuova ondata di burocrazia e carte bollate – affonda -. Non è così che si aiutano gli imprenditori, dovremmo fare massa critica e farci sentire a Roma».