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Si discute di riforme costituzionali e di abolizione delle Province. Le prime dovranno necessariamente sottostare al voto referendario del prossimo autunno. La seconda si intreccia alla nascita dei futuri “Cantoni” – così, almeno, intende chiamarli il governatore lombardo.
Ma intanto, tra dubbi (molti) e certezze (poche) un dato è del tutto evidente. Le forbici del governo di Matteo Renzi hanno tagliato, e non poco, il pubblico impiego.
Sicuramente lo hanno fatto a Villa Saporiti, dove la spesa del personale è stata dimezzata a 6,4 milioni di euro (contro i 12,8) precedenti. E con molta probabilità si apprestano a farlo anche in via Parini. Tanto che i dipendenti della Camera di Commercio sono sul piede di guerra.
Martedì prossimo il sindacato pianta le sue bandiere davanti al portone della Prefettura, in via Volta, per iniziare a parlare della riforma delle Camere di Commercio.
Renzi intende accorpare gli enti camerali e ridurli a una quarantina in tutta Italia.
Un taglio netto che, di fatto, è già iniziato nel momento in cui il governo – con un decreto poi diventato legge – ha ridotto del 50% i diritti camerali a partire dal 2017. Con le casse vuote, le Camere di Commercio non potranno garantire gli stipendi e saranno quindi costrette a razionalizzare.
A Como, in via Parini lavorano 69 persone. A rischiare il posto subito sono almeno in 10. Ma non si possono escludere sorprese amare. «La legge prevede un 15% di riduzione del personale – dice Vincenzo Falanga, segretario provinciale della Uil Funzione pubblica – Una percentuale che sale di 10 punti in caso di accorpamento con altre Camere di Commercio».
Ipotesi, quest’ultima, molto probabile, visto che l’ente camerale di Como è in predicato di fondersi con i cugini lecchesi. «Ad agosto il governo dovrebbe emanare un decreto che permetterà alle Camera di Commercio di rideterminare autonomamente la propria pianta organica. Ma dai tagli non si può comunque scappare, stanti le riduzioni di budget e delle funzioni. Se tolgo alla Camera di Commercio la competenza in tema di formazione, supporto alle imprese o altri servizi – si chiede retoricamente Falanga – a che cosa mi servono i dipendenti?».
Il punto è che i 10 o 20 impiegati di via Parini che dovranno necessariamente fare le valigie dalla sede comasca entreranno nel girone infernale dei “soprannumerari” in un momento particolarmente difficile.
«C’è una fase di vero ingolfamento – aggiunge ancora il sindacalista della Uil comasca – Al momento, non è infatti stata nemmeno conclusa la prima parte del ricollocamento del personale in uscita dalle Province».
Proprio i numeri di Villa Saporiti sono interessanti per comprendere come la riforma delle Province, sebbene non ancora conclusa, abbia comunque portato a una reale riduzione del personale. L’ente non è scomparso ma si è sicuramente alleggerito. E non poco.