Caccia alla cimice asiatica«Manca un antagonista»

La Prealpina - 06/03/2017

Non sono morte e con i primi caldi torneranno. Varese si prepara ad essere nuovamente invasa dalle cimici asiatiche che, dopo aver fatto la loro comparsa l’anno scorso, si apprestano a riprendere il volo dagli infissi di porte e finestre, così come dai cassoni di legna o dai vari angoli in cui si sono riparate, per sopravvivere all’inverno. A lanciare l’allarme è il presidente di Coldiretti Varese, Fernando Fiori, che spiega: «Se a livello domestico questi insetti sono solo fastidiosi perché puzzano, in agricoltura provocano ingenti danni, perché succhiano linfa e rovinano le colture». Definita “marmorata” per l’aspetto più scuro che la connota, la cimice “extracomunitaria” rappresenta una vera e propria minaccia per le campagne perché, non trovando rivali in natura a contrastarla, sverna in edifici, cassette e anfratti riparati, per poi raggiungere in primavera le piante, che usa per alimentarsi, accoppiarsi e deporre le uova. Un solo esemplare di femmina può arrivare a depositarne fino a 500 ogni 40/50 giorni. Quindi che fare? Le soluzioni non sono molte, a meno che non si voglia ricorrere ai pesticidi, che però sono dannosi per altri versi. Spiega Fiori: «Sotto l’aspetto biologico non esiste nulla che possa contrastarle e i prodotti chimici fanno male alle colture. Bisogna che in tempi brevi sia trovato un antagonista, vale a dire un parassita più forte, in grado di occuparne gli spazi e debellarle, come è già stato fatto per il cinipide del castagno». Trasportata in Europa con tutta probabilità al seguito di derrate alimentari di provenienza asiatica, tale insetto “alieno” sembra aver trovato habitat favorevole dalle nostre parti al punto che, prosegue Fiori, «l’unica speranza è che col caldo si allontani per tornare in natura. Ma nessuno ad oggi è in grado di prevedere come si comporterà in primavera». Per ora l’unica cosa certa è che la ricomparsa di questa cimice a forma di pentagono ha smentito tutte le previsioni degli entomologi, che ne avevano assicurato la scomparsa durante l’inverno, puntando sul fatto che arriva dai paesi caldi. Invece no. Quindi, nell’attesa che nei laboratori di ricerca venga individuato un antagonista naturale, la lotta per ora può avvenire solo attraverso protezioni fisiche, come le reti anti-insetti, per le culture ortofrutticole.

A livello domestico invece poco o nulla si può fare, se non pulire frequentemente i tessuti, che questi insetti prediligono, e usare repellenti naturali come “tea tree oil” o essenze di menta.