Se n’è andato dal Varesotto soddisfatto e con l’agenda piena. Non che ieri sera il ministro Giuliano Poletti, nell’unico momento pubblico della sua visita in zona (ai Molini Marzoli), abbia trovato il pienone ad accoglierlo. Però ha sfoderato il sorriso davanti agli sguardi delusi degli organizzatori. Solo una settantina i presenti, la maggioranza uomini e donne del Pd, con un manipolo di parlamentari in prima fila (qualcuno oltretutto schierati per il No) quali Angelo Senaldi, Maria Chiara Gadda, Erica D’Adda e pure Laura Bignami del Movimento X.
Ma ovviamente il responsabile del dicastero al Lavoro ha tirato dritto, anzi elogiando «una provincia che mi ha consegnato due messaggi di fiducia». Il primo molto pratico: «Qui c’è il manifatturiero vero che ha sfidato la crisi e continua ad essere cuore e incubatore dell’innovazione». Il secondo dall’apertura ottenuta da tutte le associazioni di categoria sui giovani: «Non è così comune che si accetti la sfida sull’alternanza scuola-lavoro, invece ne hanno capito l’importanza».
Nessuno dell’amministrazione comunale ad accoglierlo (e la concomitanza con la visita di Vittorio Sgarbi al vicinissimo Teatro Sociale è stata un’ottima scusa) e l’inedita Bignami per prima a salutarlo: «Benvenuto a casa mia ministro». Con lui pronto: «Eh no, i Molini, per meglio dire i Mulini sono casa mia, essendo figlio di contadini e mezzadri che hanno nell’animo la fatica della terra e quella della fabbrica. E ancora mi emoziono a sentirne profumi e rumori».
Poi spazio al dibattito, introdotto dal presidente cittadino del “Comitato del Sì” Walter Picco Bellazzi e moderato dal giornalista della Prealpina Gianfranco Giuliani, colpito dal fatto che «Poletti mi ha confidato di aver trovato qui la solita lista della spesa da ritirare ma anche la sintonia per dare risposte». L’esponente del governo, ha colto la palla al balzo: «Sono qui a spiegarvi perché votare Sì, sperando sempre che chi crede nel No rispetti le idee e non ci bolli solo come venduti, bensì ascolti i contenuti ed esprima i suoi. Perché la prima cosa importante, in questa occasione, è andare a votare. D’altronde, come si dice a Imola, una donna non può restare parzialmente incinta».