città aumentano le presenze, ma scarseggiano le strutture ricettive. E allora l’amministrazione comunale, in rete con le associazioni di categoria, lancia la sfida: l’obiettivo è potenziare l’ospitalità, per rispondere adeguatamente al netto incremento del numero di persone che vengono a Busto per lavoro o per diletto, rimanendo in città almeno una notte.
Un’importante occasione di sensibilizzazione su questo tema sarà il convegno “Busto Lab: strategie di ospitalità”, in programma giovedì 16 marzo alle 17.30 in Sala Tramogge ai Molini Marzoli, seguito da una giornata di approfondimento tecnico martedì 21 marzo alle 17, sempre in Sala Tramogge.
Un doppio appuntamento aperto a tutti i cittadini. Perché al progetto di ricettività diffusa può contribuire chiunque abbia una stanza in più da mettere a profitto. C’è chi non prende in considerazione quest’opzione immaginando chissà quali ostacoli burocratici: «Niente di più sbagliato – obietta Alfredo Dal Ferro, presidente dell’associazione BBVarese -. Le normative sono semplici, basta conoscerle». E il doppio appuntamento del 16 e 21 marzo rappresenta proprio l’occasione giusta per capire come muoversi. La cosiddetta “stanza in più” costituisce un’opportunità di guadagno per il proprietario, e un’opzione in più per il turista o visitatore: una situazione “win-win” che sarebbe un peccato non sfruttare.
«Il convegno rappresenta una tappa importante di un percorso avviato un anno fa dal Tavolo dello sviluppo economico – sottolinea la vicesindaco Manuela Maffioli -. Si tratta di un tema strategico per lo sviluppo della città. Non c’è sufficiente offerta rispetto alla domanda: i bed and breakfast sono spesso saturi, e chi viene a Busto per pernottare, si rivolge alle strutture dei comuni limitrofi. Per questo abbiamo pensato a una giornata di informazione e sensibilizzazione, rivolta a tutti i cittadini: proprietari di immobili, imprenditori che stessero valutando di investire in questo settore, rappresentanti delle agenzie immobiliari».
L’obiettivo dell’amministrazione è «creare le condizioni affinché domanda e offerta si incontrino». Il nome “Busto Lab”, scelto come titolo del convegno, non è casuale: l’idea è creare un laboratorio, un cantiere di idee che produca nuove occasioni di ricettività a Busto Arsizio.
Oggi tre alberghi e altre 42 strutture
Attualmente a Busto Arsizio sono operativi tre alberghi (l’hotel Pineta sul Sempione, l’albergo Mazzini di piazza Manzoni e l’hotel España di viale Boccaccio), più 42 strutture extralberghiere (appartamenti, bed and breakfast). «Sono numeri bassi: a Varese le strutture sono più di 150 – fa presente Alfredo Dal Ferro, presidente dell’associazione BBVarese -. Sul territorio c’è anche molto abusivismo, a volte dovuto all’ignoranza delle leggi regionali che governano questo settore. Eppure sono normative semplici». Dal Ferro rimarca anche la vocazione green del settore extralberghiero. Busto vuole cambiare passo, anche in forza di «una posizione logistica strategica – fa notare Rudy Collini, presidente di Ascom Confcommercio Busto e Medio Olona -. Le potenzialità sono notevoli, pure in prospettiva: pensiamo alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 o alle numerose iniziative sportive e culturali. La vocazione turistica del nostro territorio è cresciuta in modo esponenziale». Per mettere a punto strategie sempre più efficaci, in provincia di Varese Confcommercio ha investito su uno strumento prezioso come Vodafone Analytics, la piattaforma che permette di monitorare in maniera oggettiva (grazie ai dati provenienti dalle celle telefoniche) sia gli spostamenti interni, sia, soprattutto, quelli che riguardano i visitatori, italiani e stranieri. Uno dei “plus” di Busto è la vicinanza con Malpensa: «Dopo il Covid la gente ha ricominciato a viaggiare – ricorda Collini -, e il nostro territorio è a sette minuti dalla stazione dell’aeroporto. C’è dunque la possibilità di sviluppare nuove economie e di diventare una città “duty free district”». Dario Cozzi (Confindustria Varese) sottolinea l’importanza per gli imprenditori di «avere un luogo in cui ospitare clienti e fornitori». E Italo Campea (Confartigianato) rimarca la necessità di «offrire ulteriori strutture a chi, atterrato a Malpensa, si ferma sul territorio». Alla conferenza erano presenti anche Andrea Venegoni e Alessandra Centinaio (Liuc), Antonio Franzi (Camera di Commercio), Alessandro Castiglioni (Ascom Busto), Federico Delpiano (Confcommercio) e Davide Cionfrini (direttore di Varesefocus) che modererà il convegno del 16 marzo.
Ma prima di tutto serve una strategia
Intercettare un nuovo turismo culturale, garantire un alloggio agli artisti che vengono a esibirsi in città, sfruttare le opportunità che le olimpiadi di Milano Cortina promettono di regalare al territorio. Ieri in municipio si è parlato un po’ di tutto, l’impressione è che la città intenda impegnarsi in una sfida a tutto campo. Ma per riuscire a ottenere il massimo dalle opportunità che si profilano all’orizzonte serve una strategia, e il convegno presentato ieri potrebbe proprio essere l’occasione per metterne a punto una che superi contraddizioni che al momento sembrano evidenti. Perché Busto Arsizio afferma di essere intenzionata a puntare sul turismo, ma in città esistono solo tre alberghi. Le strutture ricettive non mancano (anche se sono molte meno rispetto a quella di Varese, unica città della provincia paragonabile per dimensioni), ma sono quasi esclusivamente concentrate sul modello di accoglienza diffusa. In parole povere, chi vuole pernottare a Busto Arsizio deve contare su affittacamere o beb&breakfast. Soluzioni che tanto per citare Milano Cortina difficilmente si conciliano con esigenze di team che si spostano in gruppo, chiedendo una serie di servizi che solo un albergo può garantire. Diversi i bisogni di chi si sposta da solo, o di una coppia che viene in città per vedere uno spettacolo al Sociale. Proprio per questo, prima di tutto bisognerebbe decidere su che tipo di turismo puntare.