Laura Bordonaro (foto), avvocatessa bustese in quota Forza Italia, è la nuova presidente di Accam, in un consiglio di amministrazione completato da Giovanni Ciceri, Gloria Zavatta, Fabio Tonazzo e Alberto Bilardo.
«La questione Accam è complessa – esordisce – ma cercheremo di fare il possibile per sistemare tutti gli aspetti critici, a partire dal bilancio che dev’essere ancora approvato».
Ma chi gliel’ha fatto fare di accettare questo incarico?
«Per me è una sfida e, vista la situazione delicata dell’inceneritore, ritengo di essere una persona che non scappa ma che vuol mettersi a disposizione della propria comunità, cercando di risolvere i problemi. Non sono infallibile, ma neppure arrendevole. E non solo».
Cos’altro?
«In questo momento è chiaro che servisse una certa dose di coraggio. Però per mestiere ogni giorno cerco di districarmi tra le complessità. E comunque una cosa dev’essere chiara: questo non è un cda improvvisato, costruito come se non ci fossero alternative. Siamo tutte persone con professionalità ed esperienze valide da mettere in gioco».
Certo la vicenda non vi concede grossi margini di manovra.
«È vero. Le amministrazioni si sono pronunciate, dando indicazioni abbastanza chiare. Ma il senso della società è proprio questo: sono i Comuni a scegliere la strada e il cda deve farla percorrere al meglio».
Dunque si lavora per la chiusura dell’impianto nel 2021?
«Veramente oggi bisogna prima pensare a mantenere un impianto efficiente e che continui a servire il territorio in un periodo che non è così breve. Penso ad esempio all’adeguamento sulle emissioni, fondamentale in chiave ambientale».
Insomma, lo spegnimento è l’ultimo dei suoi problemi?
«I soci hanno detto che bisogna farlo ma prima ci sono quattro anni davanti e tante questioni aperte. In questo percorso, nella massima trasparenza e legalità, il nostro compito sarà quello di tenere tutto in ordine e avvertire i sindaci se qualcosa non funzionasse rispetto alla strada prospettata. Oltretutto la chiusura di un’azienda del genere non si improvvisa dall’oggi al domani, è necessario arrivarci preparati. Non è che si schiaccia un interruttore e il caso è chiuso».
Si è spiegata come mai i suoi predecessori si sono tutti dimessi?
«Non lo so, posso dire quale sia la mia impressione. Ebbene penso che gli scenari siano cambiati spesso, che non ci sia stata una linea coerente su cosa fare. Ciò, unito al ritardo nelle decisioni, ha certo reso la società difficile da gestire. Per questo, per quanto mi riguarda, parlerò costantemente con i Comuni e col territorio, proprio per tenere aggiornati tutti di quanto accade».
Ha già raccolto le preoccupazioni dei lavoratori?
«Non ho ancora parlato con loro in questi giorni, ma ovviamente le Rsu hanno già chiesto un incontro e sarà una delle nostre priorità. Credo che anche in questo caso una soluzione si possa trovare. Se non fossi davvero fiduciosa, non mi sarei gettata in questa avventura».