Le bollette arrivano a singhiozzo o non arrivano affatto. Risultato: solleciti di pagamento quando va bene, gas chiuso quando va male. Le bollette cartacee riguardano molte utenze e dunque molte società, in quell’intreccio indecifrabile per il comune cittadino con divisione tra chi gestisce la rete e chi distribuisce tra luce e gas. Il risultato è però sempre lo stesso in particolare in alcune zone della città, nel nord di Varese. Alla Rasa, per esempio, i cittadini sono letteralmente in rivolta, così come era capitato un paio di mesi fa a Giubiano e a Valle Olona.
Bollette in ritardo in una frazione dove pochi hanno scelto la domiciliazione bancaria, dove molti sono anziani che hanno poca dimestichezza con il computer e con il controllo online di conti e pagamenti. E dove le famiglie, genitori che lavorano tutto il giorno e bambini da seguire, non scelgono di certo di non pagare, semplicemente si dimenticano, soprattutto se non arriva il foglio di carta a ricordarlo. Così qualcuno si è trovato il contatore “piombato”: è stato riaperto in ventiquattr’ore «dietro il pagamento di un centinaio di euro, che, temiamo, non non riusciremo a recuperare con facilità», dicono alla Rasa. Dove nessuno si sognerebbe mai di non pagare scientemente le bollette. «Le lettere sono consegnate da operatori privati, crediamo in tutti i casi, per una volta Poste Italiane non c’entrano», dicono i residenti. Gas ed elettricità sono i servizi essenziali per i quali chi può, corre da un ufficio all’altro o chiama uno più numeri verdi in cerca di risposte. Il culmine è stato raggiunto 48 ore fa quando alla Rasa è stato chiuso un contatore del gas perché non era stata pagata una bolletta.
«Un tempo era tutto semplice, arrivava la bolletta e basta, si andava a pagare, oggi tutti consigliano la domiciliazione bancaria ma noi non siamo obbligati e qui alla Rasa ci sono anche tanti anziani, sta a chi eroga il servizio premurarsi di fare giungere in tempo le bollette e non quando sono scadute, non a noi inseguire buste o solleciti mai arrivati», dice Ornella Colombo del bar Bianchi, posto diventato un po’ il punto di raccolta delle proteste dell’intero borgo alle porte della città. «Che siano Aspem, A2A Energia, Enel o chissà che distributore o operatore, a noi interessa che le bollette arrivino, tutto quello che sappiamo è che per la maggior parte delle volte sono consegnate da operatori privati e non da Poste Italiane: che si attrezzi chi di dovere per risolvere il problema che non deve ricadere sui cittadini».
Alcuni abitanti snocciolano le cifre: 415 euro con scadenza 29 marzo ma bollettino giunto sul filo del rasoio, due euro di sollecito per una bolletta del 30 gennaio mai arrivata, e altre bollette recapitate sì, ma già scadute.
«Alcuni di noi si sono sentiti rispondere che non potevamo non sapere, c’erano i solleciti ma noi non abbiamo visto nulla e ciò significa che anche le giacenze dei solleciti non arrivano a destinazione».
Insomma una situazione complicata che sta esasperando centinaia di famiglie e che si sta estendendo a macchia d’olio in più parti della città. Il risultato è che gli utenti si rivolgono direttamente agli sportelli che hanno a portata di mano, anche se non sono quelli giusti. Per esempio si recano all’Aspem dove riescono però ad ottenere quasi sempre spiegazioni che non esauriscono il problema: chi gestisce la rete di distribuzione, per esempio, del gas non è necessariamente chi eroga il servizio. La cortesia degli addetti locali può non bastare a risolvere il problema collegato ad altre società. Gli utenti non sanno più che fare: «Noi siamo pronti a pagare, senza interruzione di servizio, e vorremmo avere bollette consegnate non dopo la scadenza, è forse chiedere troppo?»