«Restituiamo il Castello alla comunità». La richiesta sa di utopia anche a chi la pone, cioè un gruppo di cittadini, capeggiati da Laura Pantaleo Lucchetti ma anche con chi ha avuto i propri avi che vivevano nel maniero di Belforte, come Pino Terziroli. Sopralluogo, ieri mattina, nel castello, dove l’assessore ai Lavori pubblici Andrea Civati ha accolto la richiesta di alcuni cittadini (tra cui Giovanni Dotti) di rendersi conto in quale stato versa il Castello. E dice, in sostanza: serve molto denaro e serve un progetto complessivo. Una decisione sul Castello non si può prendere con leggerezza. E servono fondi che l’amministrazione comunale non si può permettere. Fondi statali, fondi europei, comunque denaro che non provenga soltanto dalle casse di Palazzo Estense. «Possiamo anche provare a restituire alla città e a rendere onore alla storia, questo monumento, ma per farlo servono idee, un progetto e molti soldi. Un progetto lo abbiamo già, c’è già, è quello che era stato stilato alla fine degli anni Novanta dall’architetto Ovidio Cazzola, belfortese doc – dice Civati, accompagnato nel sopralluogo dall’ingegnere Giulia Bertani – e profondo conoscitore della storia dell’insieme di edifici, ma finché non vi sarà un progetto culturale, partire adesso con una ristrutturazione che salvaguardi una parte e non l’altra o che non inserisca il maniero in un progetto culturale complessivo, non ha senso», Il progetto di Cazzola, realizzato tra il ‘99 e il 2001, con opere di protezione e conservazione “finalizzate al restauro e al riuso” prevedeva addirittura la ricostruzione di una parte dell’edificio crollata negli anni Novanta, la posa di scale adeguate per salire ai piani superiori, la rimozione delle parti costruite per “tamponare” i problemi strutturali in epoca contemporanea e una generale sistemazione dell’area di accesso. A sollecitare il sopralluogo, Laura Pantaleo Lucchetti che vorrebbe inserire il rilancio la cura e l’utilizzo, sul fronte didattico e storico, del Castello, facendosi portavoce della richiesta dei genitori del quartiere. «Vorremmo cercare di riaprire un luogo dimenticato e vorremmo farlo anche per due amici che ci hanno lasciato, la signora Meri del Castello, cioè la signora ha abitato sempre qui accanto e che è scomparsa pochi mesi fa e per Andrea Badoglio, il candidato sindaco che non c’è più e con il quale abbiamo condotto tante battaglie». Non sono segnalate altre incursioni di vandali nel castello dove passò, nel 1164, Federico Barbarossa ma la cui storia è ben più antica e nemmeno altri cedimenti e crolli. Ciò non toglie che il rischio vi sia, soprattutto per quanto riguarda le due parti ancora private, una delle quali sorge proprio in cima alla collina e sulla strada del viale. Più volte, da più voci, è stata sollevata la necessità di mettere in sicurezza le porzioni di edificio private più pericolanti. «Lo scorso mese abbiamo provveduto a ripulire l’area intorno al castello da rovi, piante, alberi ed erbacce, è stato un lavoro impegnativo e che è costato circa 40mila euro, non bruscolini, ma che andava fatto», dice l’assessore Civati mentre controlla lo stato “di salute” dell’edificio, nella parte secentesca, quella con il tetto rifatto anni fa grazie agli oneri di urbanizzazione pagati per l’ampliamento del centro commerciale di Belforte.