Il lupo potrebbe minacciare a breve le campagne varesine: il problema toglie già il sonno agli allevatori nella parte nord del Ticino e i branchi in cerca di nuovo cibo potrebbero spostarsi dalla Svizzera verso il Varesotto, dopo aver fatto già qualche incursione nel Comasco al confine con la regione di Bellinzona. Il passo è breve. Il tema è stato al centro di un faccia a faccia tra i vertici di Confagricoltura Varese e i colleghi elvetici durante la 73a assemblea dell’Unione contadini ticinesi a Lodrino.
La delegazione varesina si dice fortemente preoccupata: «I lupi in Ticino si stanno riproducendo, a breve questo problema finora a noi sconosciuto potrebbe essere concreto – afferma il presidente di Confagricoltura Giacomo Brusa -. Non si registrano attacchi all’uomo, ma per gli allevatori i danni sarebbero immensi perché dopo le razzie in un luogo i branchi si spostano in altre valli inseguendo le prede. Bisogna trovare delle soluzioni migliori per gestire la fauna selvatica che colpisce le attività: ne abbiamo parlato con l’assessore regionale Rolfi che ci ha promesso di intervenire contro i cinghiali, per esempio. Per troppi anni il contenimento degli esemplari è stato bloccato da leggi nazionali e regionali inadeguate. Ora bisogna agire, ma in fretta».
Quando iniziano a riprodursi, i lupi sono stanziali: di solito il maschio più giovane e forte inizia a esplorare nuove zone per poi richiamare il branco.
«Dobbiamo muoverci per tempo – prosegue Brusa -. Sappiamo quanto le operazioni in questo campo siano potenti a livello mediatico. È molto importante la collaborazione con i colleghi ticinesi, soprattutto nella fase di campionamento degli esemplari e del Dna. Si arriva così a una mappatura più precisa, mentre prima le banche dati erano separate e si perdevano».
Gli animali, del resto, non conoscono confini e legislazioni: a fine 2012 fece scalpore il ritrovamento di una carcassa di lupo ucciso da un’auto sulla strada per Malpensa. Un caso eccezionale, dopo un secolo e mezzo di assenza, che scatenò esperti e opinione pubblica sul ritorno di questo temibile e affascinante mammifero, che da sempre scatena antiche paure e miti. Ma gli agricoltori hanno una visione pratica: «Durante l’incontro – dicono – è emerso con grande evidenza il problema del controllo della fauna selvatica che oggi, grazie alla deriva animalista, al crescere del bosco e all’abbandono delle attività agricole tradizionali, è diventata una seria minaccia per l’economia e per la stessa sopravvivenza delle imprese agricole. In particolare cinghiali, cervi e caprioli sono un flagello sia al di qua sia al di là dei confini amministrativi».
E ora il lupo. «Il presidente dell’Unione contadini ticinesi, Roberto Aerni, ha ricordato anche che i rapporti tra le due organizzazioni di agricoltori sono stabili, datati nel tempo e consolidati dalla comune convinzione che anche se gli agricoltori sono divisi da una frontiera i problemi delle terre Insubriche sono identici. Primo tra tutti la continua sottrazione di suolo agricolo. Grande vicinanza al settore e sensibilità alle problematiche esposte sono state espresse dalla onorevole Kandemir Bordoli Pelin, presidente del Gran Consiglio, il Parlamento cantonale. Il presidente Giacomo Brusa è intervenuto durante l’assemblea evidenziando quanto la nostra agricoltura sia uguale a quella dei vicini Ticinesi e ricordando che, malgrado la Confederazione Elvetica non faccia parte dell’Unione Europea, per il bene delle nostre agricolture è necessario intensificare i rapporti per scambiare esperienze e arricchire le reciproche conoscenze». Anche sul ritorno del re dei predatori.