Nel tardo pomeriggio di ieri (e con un farraginosità degna del peggior stato burocratico: un’ora di attesa per pochi minuti di voto e poi tutti a casa) l’assemblea dei sindaci ha approvato con 58 voti a favore, 22 contrari e 6 astenuti il Conto consuntivo 2015. La notizia, nuda e cruda, è questa. Come dire: la barca di Villa Recalcati va. Diversa risulta essere invece la valutazione politica. Vista dal centrosinistra: «La maggioranza è con noi e il piano di risanamento dell’ente va avanti a gonfie vele». Vista dal centrodestra: «L’assemblea dei sindaci è nettamente spaccata in due e anche se il rendiconto è passato, le divisioni restano». Questi i commenti raccolti a caldo in un fuggi-fuggi generale vista l’ora tarda. Leggere i lavori della Provincia in questo delicato momento storico rappresenta sempre un azzardo. Perché se in democrazia ciò che conta sono i numeri, allora non c’è lotta: 86 i Comuni presenti, pari al 79 per cento della popolazione (quindi seduta ampiamente valida), 58 – come detto – i favorevoli pari al 45,32 per cento contro il 30,66 dei contrari e al 2,84 delle astensioni. Ma se si analizza più a fondo il dato, allora possono sorgere legittime interpretazioni differenti. Per esempio sul fatto che uno solo dei quattro Comuni maggiori, Varese, s’è dichiarato per il sì, mentre Busto Arsizio, Gallarate e Saronno si sono espressi in modo opposto. Ben 51 sono stati i sindaci o loro delegati assenti, vale a dire oltre uno su tre, con Lega e Forza Italia a fare la parte del leone. Che dire, poi, di Jerago con Orago, che nel corso della Commissione Bilancio tenutasi un’ora prima era presente, ma se ne è andato al momento del voto e che in assemblea si è astenuto? Non si tratta di una realtà amministrativa come un’altra, perché il suo sindaco si chiama Giorgio Ginelli ed è stato vicepresidente della Provincia fino a settimana scorsa, quando si è insediata la nuova giunta. Il suo rischia di diventare un vero e proprio caso o, più probabilmente, lo è già diventato. Nessun giudizio, solo la constatazione di un amministratore e componente il consiglio provinciale (ora sui banchi della minoranza) le cui prese di posizione suscitano i commenti più diversi tanto nella maggioranza quanto nelle opposizioni. E ciò potrebbe avere un suo peso considerato che in aula la giunta consiliare Vincenzi può contare su un solo voto di differenza. Insomma, ieri sono usciti parecchi temi sui quali si svilupperà il dibattito politico nei prossimi giorni. Tutto in attesa di una consultazione referendaria che potrebbe azzerare ogni cosa (ma non necessariamente gli eletti del mese scorso) per passare dalla Provincia all’Area Vasta. Il primo, ente storico eppure sempre più svuotato di competenze e di finanziamenti, il secondo di nuovo conio e ancora tutto da costruire nonostante se ne parli ormai da diversi mesi come il futuro nel governo del territorio.