Artigianato, addio a 151 aziende

La Prealpina - 03/04/2018

La crisi rallenta ma non è finita per le piccole e medie imprese artigiane e il 2017 si è chiuso ancora una volta con un saldo negativo: 11.000 le aziende in meno rispetto al 2016. E se la provincia di Milano va controcorrente, con un saldo positivo di 455 attività, il Varesotto riproduce la stessa tendenza nazionale. Nel corso del 2017 hanno chiuso i battenti, in provincia, 151 aziende artigiane.

E’ quanto risulta dai dati diffusi da Unioncamere e InfoCamere sull’imprenditoria artigiana a partire dal Registro delle Imprese delle Camere di commercio. Il dato è comunque il migliore da 5 anni, e sottolinea un’inversione di tendenza.

«E’ vero che undicimila aziende non ce l’hanno fatta – spiega Giorgio Merletti, presidente nazionale di Confartigianato ed ex numero uno anche degli artigiani varesini – ma bisogna sottolineare anche un altro dato importante che dimostra la vitalità del nostro settore. Nel corso del 2017 sono nate 321 nuove aziende ogni giorno. Teniamo presente che l’anno precedente, nel 2016, erano 310. Il che significa che la tendenza è cambiata e che c’è dinamicità nel settore».
La crisi, insomma, comincia a fare marcia indietro, ma le difficoltà non sono ancora finite.

A soffrire sembrano in particolare i settori più tradizionali: edilizia (-1,4%) e manifattura (-1,5%) mentre crescono i servizi alle imprese (+3,6%).

Ma se le cessazioni di impresa si attestano sul minimo del decennio (92.265 unità), risulta in calo anche il numero di quanti decidono di intraprendere una attività artigiana (80.836). Dal 2012 quando l’anagrafe artigiana segnava un 1,4 milioni di imprese, ad oggi si registra una diminuzione dello stock di oltre 110mila unità, con una riduzione complessiva vicina all’8%, oltre 1 punto percentuale in media all’anno.

«Quello che manca in realtà – continua ancora Merletti – è una attenzione adeguata al mondo delle piccole aziende da parte della politica. Noi raggiungiamo questi risultati, stiamo a galla e combattiamo, da soli. Mi viene da fare un appello al governo che verrà: abbia più attenzione alle piccole imprese che sono davvero l’asse portante della nostra economia e non si sottraggono a cambiamenti e innovazione, anzi la praticano con anticipo».

Guardando alla geografia dell’Italia artigiana, nel 2017 tutte le macro-aree del Paese hanno fatto registrare una diminuzione dello stock delle imprese, in una forchetta compresa tra le -2.500 imprese del Nord-Est e le oltre 3.500 del Mezzogiorno, ma tutte in miglioramento rispetto ai dodici mesi precedenti.

La graduatoria provinciale per tasso di crescita evidenzia una presenza ridotta di province caratterizzate da un segno positivo: Reggio Calabria (+0,85% pari a +83 imprese), Bolzano (+0,71% e +95 imprese), Milano (+0,65% per 455 imprese artigiane in più), e Monza (+0,05% e +11 unità).

Tra i settori crescono il settore Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, in cui si è registrato un saldo di 1.807 imprese in più (pari ad una crescita del 3,6% rispetto al 2016). Performance positive caratterizzano il settore delle “Altre attività di servizi” (in particolare grazie all’aumento delle attività legate ai servizi alla persona), e quello della comunicazione, con un saldo positivo rispettivamente di 1.224 e 244 imprese, con un tasso di crescita pari a +0,66% per il primo comparto e che ha sfiorato il 2% per il secondo.

Risultato negativo per le costruzioni, che, nel 2017 perdono oltre 7mila unità (-1,4%), ma che fanno meglio dell’anno precedente dove avevano fatto registrare una contrazione di oltre 10mila aziende. Le cose non vanno meglio per le imprese che operano nel trasporto e magazzinaggio e per l’industria in senso stretto: nel 2017 il saldo delle imprese artigiane è diminuito di 1.764 imprese (-2,0%) per il primo comparto e addirittura, per il secondo, il calo è stato di 4.744 imprese (-1,5%).