“Prima i nostri!” e casellario giudiziale: dal Canton Ticino arrivano un paio di novità per due argomenti che interessano particolarmente i frontalieri. La prima riguarda la votazione popolare del settembre scorso in cui il popolo ticinese ha votato a favore dell’introduzione di misure che possano bloccare l’ingresso di lavoratori frontalieri (25.000 varesini al “cambio” attuale).
Sulla decisione popolare, pur rimanendo i dubbi di una reale possibilità di blocco dei flussi, che appare un po’ come fermare l’oceano con le mani, sono stati approvati due provvedimenti. La Commissione speciale per l’attuazione dell’iniziativa popolare costituzionale “Prima i nostri!” ha infatti approvato l’iniziativa parlamentare generica sulla “Preferenza indigena per il personale delle strutture ospedaliere private e delle altre istituzioni finanziate dal Cantone tramite un contratto di prestazione”.
La seconda riguarda una misura simile ma sulla “Preferenza indigena per il personale dell’Ente ospedaliero cantonale”. Insomma, si va a toccare il settore sanitario, indicando la preferenza indigena e cioè i ticinesi rispetto agli stranieri, fra cui i frontalieri che, negli ultimi anni, sono stati assunti in massa come medici, infermieri e altre figure professionali.
Significa che da domattina tutti resteranno a casa? Vuol dire che non assumeranno più alcun italiano? No, anche perché, come ribadito più volte da studi e ricerche, il Ticino, soltanto con la sua popolazione, non riuscirebbe a coprire il fabbisogno nel settore. Eppure i due documenti pro “preferenza indigena” tracciano comunque una strada.
Sul casellario giudiziale la novità riguarda una lettera del Consiglio di Stato (il governo ticinese) che ha chiesto alla Commissione istituzioni politiche del Consiglio nazionale di confermare il sostegno alle iniziative a favore della presentazione dell’estratto del casellario giudiziale per i cittadini di Stati dell’Unione europea, che intendono soggiornare o lavorare in Svizzera.
Il governo ha inoltre fornito i nuovi dati che riguardano la misura straordinaria introdotta nell’aprile 2015 “a tutela della sicurezza del territorio ticinese”: il numero totale di decisioni negative emesse è salito a 64. Una miseria rispetto alle oltre 40.000 domande analizzate. Come dire: i problemi sono ben altri mentre le istituzioni italiane si sono esposte (forse troppo) contro una misura tutt’altro che penalizzante nei confronti dei frontalieri, già quando venne introdotta. Figuriamoci ora, alla luce di questi ultimi dati emersi.