Appello alla Regioneper le aree della 336 Ma c’è poco da fare

La Prealpina - 15/03/2017

Il problema c’è, al momento irrisolvibile, pesante eredità urbanistica e finanziaria che si trascina da più di un ventennio. Il problema riguarda una volta ancora le aree lungo la superstrada della Malpensa, acquistate alla fine degli anni Ottanta da potenti società della grande distribuzione e delle costruzioni con la promesse di farle fruttare, oggi dedicate dal Pgt all’agricoltura, ma inservibili anche a quel settore per una serie di questioni logistiche e pratiche. Così i proprietari ne chiedono conto al Comune, che non sa che pesci pigliare davanti a richieste danni milionarie. Una via d’uscita poteva essere rappresentata, perlomeno per una consistente parte dei quei terreni, dalla realizzazione del polo unico ospedaliero tra Gallarate e Busto Arsizio. Ma la Regione, come si sa, per il futuro edificio sanitario ha scelto un appezzamento pubblico a ridosso del confine gallaratese, di fronte agli stessi terreni oggetto del contenzioso tra amministrazione civica e proprietari, ma in territorio bustese. E per Gallarate la faccenda va complicandosi. Ieri a Milano, l’assessore all’Urbanistica della giunta di centrodestra, Orietta Liccati (nella foto Blitz), ha incontrato l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, che sta coordinando il comitato di pilotaggio (si chiama in questo modo) deputato a decidere il da farsi attorno al nuovo nosocomio. Faccia a faccia che non poteva essere risolutivo, del quale la parte gallaratese non fa trapelare una virgola, ma che rivela la preoccupazione della giunta Cassani per una vicenda in mano ad avvocati e giudici. Braccio di ferro giudiziario i cui esiti potrebbero essere esiziali per le casse municipali, già ridotte ai minimi termini.

Il fatto che a Gallarate si fatichi ad affrontare l’argomento in modo esplicito è di per sé sintomatico del disagio amministrativo. Delle due l’una: o lo si sottovaluta clamorosamente (e colpevolmente) o si è consapevoli di essere finiti per via ereditaria dalle precedenti amministrazioni in quello che i francesci definiscono un cul de sac. Un vicolo cieco aperto un quarto di secolo fa con la famosa variante da tre milioni e mezzo di metri cubi di previsione urbanistica; vicolo che di anno in anno nasconde lo sbocco, aumentando la quota dei danni che il Comune potrebbe pagare: 36 milioni di euro richiesti da una delle società interessate al contenzioso, Immobiliare Futura, che orbita nella galassia delle Coop. Le altre, comunque, non stanno a guardare.

La grana è di quelle che tolgono il sonno. Ma la Regione che cosa può fare? Gallera, titolare del Welfare nella giunta di Bobo Maroni, evita inutili reticenze: «Che cosa possiamo fare? Intanto do notizia che giovedì pomeriggio (domani pomeriggio, ndr) si riunirà il comitato di pilotaggio per fare il punto della situazione. Ci saranno, oltre ai vertici di Ats e Asst, ai tecnici e ai funzionari dell’assessorato, anche i due sindaci Emanuele Antonelli e Andrea Cassani. In quella sede potranno essere affrontate tutte le diverse problematiche. Comprese quelle di Gallarate». Con l’intenzione di risolverle? «L’iter progettuale dell’ospedale prevede un accordo di programma, che spero possa essere firmato entro la fine dell’estate. Possibile che una piccola parte dei terreni gallaratesi venga utilizzata con lo scopo di affrontare la questione delle nascite; cioè un’ala del nosocomio, diciamo la Maternità, potrebbe essere costruita in territorio di Gallarate. Da valutare c’è anche l’aspetto viabilistico, così come mi ha rappresentato oggi (ieri, ndr) l’assessore Liccati. Ma da lì a dire che l’accordo di programma possa ricomprendere tutte le aree, bè, mi sembra improbabile. Piuttosto bisognerà affrontare la destinazione delle due attuali sedi ospedaliere, questione urbanistica da definire in via prioritaria. Un doppio tema sul quale ascolteremo le proposte delle singole giunte».

Detta in un altro modo, per quanto riguarda il contenzioso della aree della 336, il cerino rimane nella mani di Palazzo Borghi. Che al momento e fino a prova contraria non dà l’impressione di essere nelle condizioni di soffiarci sopra e spegnerlo.