Anno amaro, il miele varesino guarda oltre

La Prealpina - 22/09/2017

Nel Varesotto l’economia del miele, seppure di nicchia, ha creato decine di imprese, posti di lavoro e portato qui uno dei due marchi Dop d’Italia. Ecco perché ha particolare rilevanza il convegno organizzato sabato (dalle ore 10) nella sala consigliare di Angera dove si discuterà di api, della loro ricchezza e delle problematiche emerse negli ultimi anni a causa dell’uso di pesticidi e di altri fattori tossici. Saranno questi gli argomenti trattati da entomologi, archeologi, veterinari, biologi, ricercatori e apicoltori, assieme a una giornata intera dedicata ai dibattiti sulle caratteristiche delle api e dei loro prodotti, dalle epoche più remote a oggi, oltre che delle proprietà caloriche, antisettiche e terapeutiche del miele. «Inoltre – aggiunge Angelo Senaldi di Slow Food Varese, coorganizzatore assieme al Civico museo archeologico di Angera – si potrà ammirare un insolito alveare esagonale realizzato da un artista contemporaneo e, ovviamente, si assaggeranno alcuni prodotti a base di miele».

L’evento si intitola “Melissa. Il dono eterno delle api operose” e vedrà la discussione della mattina, moderata da Cristina Miedico, incentrata maggiormente sulla natura, la storia, l’arte e la gastronomia, grazie agli interventi di Claudio Porrini, Filippo Maria Gambari, Patrizia Cattaneo, Daniele Giunta, Laura Mussi. Dopo la pausa, Filippo Maria Gambari, modererà argomenti come “Principali cause del declino delle api e sue conseguenze”, “Api per la biodiversità – Le arnie Top Bar” oppure “I mieli varesini e la Dop del miele di Acacia”, grazie alle relazioni di Marzio Marzorati, Patricia Pazos, Marco Valentini, Jacopo Milazzo, Alberto Senaldi e Davide Zeni.

Il convegno si inserisce in un’annata particolarmente complicata per il miele varesino: il freddo a maggio e il caldo africano da giugno in poi hanno infatti creato un mix climatico che è stato devastante per la produzione di miele italiano tanto che, quello del 2017 sarà ai minimi storici.

Tradotto in numeri, vuol dire che si produrrà meno di un terzo della media nazionale, coi raccolti ridotti quasi a zero in alcuni territori, compromessi fin da primavera per il freddo anomalo seguito da caldo improvviso, e soprattutto dalla siccità, con i fiori ormai secchi e il nettare disidratato per la mancanza di acqua.