Sta creando non poca preoccupazione, soprattutto nella gente che continua a fare segnalazioni, la “strisciata” biancastra che esce da una tubazione di scolo all’altezza del sottopasso della ferrovia Rfi, proprio a lato del ponte ciclopedonale fra via XXV Aprile e via Diaz. Un inquinamento, questo, che finisce nel torrente Boesio e si diluisce quindi nelle acque prima di raggiungere il lago. Già la scorsa settimana, vi era stato un primo sopralluogo congiunto da parte di carabinieri forestali di Laveno, Ats e Arpa, con quest’ultima che aveva effettuato dei prelievi le cui analisi sono in fase di controllo.
Domenica pomeriggio altre segnalazioni sono giunte alla centrale operativa regionale della Protezione civile, che ha chiesto l’intervento dei propri volontari di Laveno Mombello. La Prociv lavenese è risalita al cantiere ferroviario impegnato nell’escavazione della massicciata nella galleria fra Laveno e Sangiano, che in questi giorni è stata ridotta ad un solo binario per consentire l’abbassamento di un metro del fondale (questo al fine di consentire il transito dei carri merci di Alp Transit che trasporteranno i Tir via strada ferrata). All’interno del tunnel l’impresa si trova ad operare in condizioni poco agevoli, con una massiccia presenza idrica che scende dalle rocce sovrastanti e attraverso delle canalizzazioni già esistenti, dopo aver percorso a lato la massicciata ferroviaria, finisce in alcuni scarichi della ex Ceramica Verbano e da qui verso il Boesio.
L’impresa, già allertata dai carabinieri forestali e dall’Arpa, aveva provveduto a porre in azione due vasche di depurazione delle acque, ma purtroppo l’inquinamento è continuato e ora si scopre che la causa è legata ad uno spesso strato di sedimentazione dei fanghi, che si sono depositati nelle canalizzazioni. Segnalata la nuova situazione alla centrale operativa regionale della Protezione civile, la stessa ha messo in contatto i tecnici dell’Arpa, dell’Ats e del 1515 regionale, con la Protezione civile lavenese che a sua volta ha informato il sindaco Ercole Ielmini, da giorni attento alla situazione, e i carabinieri forestali. Vista la situazione l’impresa da oggi farà intervenire una ditta specializzata per ripulire in parte, dai sedimenti che si sono accumulati nel tempo, le canalizzazioni raggiungibili, ma chiaramente ci vorranno alcuni giorni prima che le acque di scolo possano tornare limpide, come già si nota all’uscita delle due botti di depurazione.
Non si tratterebbe, a detta di alcuni esperti, di sostanze nocive, anche se inquinanti, visto che si parla di fanghiglia legata alla frantumazione delle rocce, tuttavia si attendono gli esiti delle analisi disposte dall’Arpa per saperne di più.