Sono passati quasi sessanta giorni da quando la Imf (Impianti macchine per fonderia) ha presentato al Tribunale di Varese la domanda per l’ammissione alla procedura di concordato in bianco di continuità. I giudici hanno dato il loro consenso, ma da allora tutto sembra essersi fermato. E ora, proprio alla prima scadenza dei termini prevista dalla legge, i rappresentanti dei lavoratori lanciano l’allarme. Sì perché se non si muoveranno le acque in tempi brevi, per tutti i 120 dipendenti si apre la strada del licenziamento collettivo: procedura di mobilità per tutti.
«Noi siamo molto preoccupati . spiega Stefania Filetti, segretario provinciale della Fiom Cgil – perchè ad oggi, a pochi giorni dalla scadenza dei primi sessanta giorni, non siamo a conoscenza di proposte valide che garantiscano il prosieguo dell’attività. Noi ci auguriamo che l’azienda stia lavorando in questo senso, ma non ne abbiamo alcuna comunicazione».
Tutto tace, insomma, nonostante in queste settimane i rappresentanti dei lavoratori abbiano fatto di tutto per cercare di muovere le acque e sollecitare una svolta aziendale. Hanno incontrato i vertici di Imf e parlato con il commissario. Poco più di tre settimane fa il management aziendale aveva assicurato di essere in trattativa con potenziali investitori. Ma da allora è calato il silenzio e nulla si sa sull’esito della trattativa, se sia ancora in corso o se non ci siano speranze. Insomma, un punto interrogativo gigantesco che i lavoratori ormai fanno grande fatica a sopportare. Per questo, riuniti ieri in assemblea, hanno deciso che è ora di far sentire forte e chiara la propria voce. Così venerdì ci sarà una nuova assemblea a cui seguirà un presidio fuori dai cancelli.
«Qui ci sono 120 famiglie che aspettano di conoscere il loro futuro – sottolinea ancora Filetti – e le prospettive al momento sono tutt’altro che positive. Il prossimo 10 luglio scadrà la cassa integrazione straordinaria e, se non ci saranno novità di rilievo, si aprirà la procedura di mobilità». Per questo le richieste all’azienda sono assolutamente chiare. Innanzitutto «i dica che condizioni ci sono per proseguire l’attività – sottolinea Stefania Fileti – perché ad oggi non si muove foglia. Poi sappiamo che ci sono delle commesse in atto che potrebbero essere un punto di partenza per continuare . Ma a che punto sono?».
Visto il silenzio aziendale, la Fiom Cgil di Varese ha fatto richiesta formale al Ministero dello sviluppo economico per un incontro urgente che possa essere chiarificatore sulle prossime mosse da compiere. Intanto l’appello è uno solo: «Servono investitori – dice con chiarezza Filetti – anche internazionali, se interessati, dal momento che siamo di fronte a una azienda che lavora in tutto il mondo. Si facciano avanti e diano una speranza concreta a queste 120 persone».