Una Zona economica speciale – una Zes, con meno tasse e meno burocrazia – anche per il Nord al confine con la Svizzera, dopo che il Governo ha annunciato che tutto il Sud diventerà economicamente “speciale”? Il senatore varesino del Pd Alessandro Alfieri è perentorio: «Una Zes in provincia di Varese è un miraggio che non passerà mai: creare una Zes, per come è concepita, vuol dire aiuti di Stato, e per le regole europee questi aiuti possono essere dati solo a territori che soddisfino determinati criteri, come il Sud. Perché continuare a rincorrere uno strumento che non può essere attuato? Perché prendere in giro i cittadini?».
E questo a maggior ragione, continua Alfieri, se pensiamo che mostrerà nei prossimi anni i suoi effetti uno strumento che «ha riconosciuto per la prima volta una specificità alla fascia di confine con la Confederazione Elvetica», e cioè l’accordo fiscale Italia-Svizzera. «Un grande risultato, un risultato epocale, che nasce da un’intuizione del Partito Democratico, poi condivisa dai partiti di centrodestra, che porterà alla creazione di un fondo, con le tasse pagate dal prossimo anno dai nuovi lavoratori frontalieri, che potrà essere usato per lo sviluppo socio-economico e infrastrutturale delle fasce di confine: a regime, tra qualche anno, saranno 250 milioni di euro. Vero federalismo fiscale. Per questo rispedisco al mittente l’accusa al Partito Democratico di non fare nulla per il Nord». «
Tornando a Zes e super-Zes meridionale, Alfieri annota che il Governo con il recente Decreto ha deciso «di annacquare e svilire le potenzialità delle Zes istituite nelle aree portuali, che erano otto, per fare una Zes unica del Mezzogiorno: è chiaro che i soldi che potevano andare in determinate aree saranno quindi spalmati su tutto il Sud». Invece di rincorrere fantasmi di dubbia efficacia, meglio allora essere realistici e puntare sul fondo per le fasce di confine che andrà a costituirsi nei prossimi anni: «Ragioniamo su come farlo funzionare al meglio, magari anche attivando risorse del privato e dell’impresa. Ho le mie idee, ma sono laico e pragmatico, e pronto al confronto. La Lega pensa a un’indennità aggiuntiva, soldi da dare a chi decide di rimanere a lavorare in Italia? Il mio dubbio è semplice: su un’indennità paghi le tasse e rischi comunque di non essere concorrenziale con la Svizzera. Meglio allora soldi per il welfare aziendale, dagli asili nido alle spese sanitarie, perché lì puoi fare operazioni con il mondo dell’impresa e dell’artigianato, e non perdi quel che paghi in tasse».
Un’altra sigla, comunque, entra nel dibattito aperto dalla Prealpina: «La partita su cui si può lavorare in modo bipartisan è quella delle Zone logistiche semplificate, le Zls, in cui non c’è la semplificazione fiscale ma quella burocratica sì: «La normativa è prevista per i porti, ad esempio in Lombardia quello fluviale di Cremona e Mantova, ma il nostro porto nei confronti del mondo si chiama Malpensa: da lì potrebbe partire un ragionamento complessivo sull’area».
Infine l’autonomia differenziata, che per il centrodestra renderà inutili le Zes: «Su questo sono responsabile nazionale del Pd. Penso che aumenterebbe i divari di sviluppo tra Nord e Sud, tra grandi città e realtà più piccole. Il confronto è in corso. Io sono per una riforma complessiva dello Stato in cui si decide chi fa che cosa a ogni livello di governo. E al contrario di Calderoli penso che le funzioni amministrative debbano essere date prevalentemente ai Comuni e non alle Regioni. Quello dei Comuni è il livello più vicino ai cittadini, dove si sprigionano le vere energie. Quello delle Regioni rischia di essere un nuovo centralismo».