Meno abitanti, meno nascite, un’età media più alta: il problema demografico di Varese, in base ai numeri forniti dagli uffici comunali, non lascia indifferente la politica cittadina. Ed è in particolare l’assessore ai Servizi sociali Roberto Molinari a fare una riflessione, offrendo una chiave di lettura alternativa: «La questione si trascina da almeno dieci o quindici anni, perciò la vera domanda da porsi è relativa all’interesse che può suscitare Varese nei confronti di nuovi abitanti», spiega l’esponente di Giunta.
Non è un mistero che, nel “boom” demografico culminato in città nei primi anni Ottanta, il capoluogo superasse quota 90.000 abitanti: oggi, invece, veleggia intorno agli 80.000, con un trend decrescente che ha permesso, già dodici mesi fa, a Busto Arsizio di sopravanzarla come città più popolosa della provincia. Come invertire, dunque, una tendenza ormai consolidata? «Puntando sui servizi rivolti in particolare a due fasce d’età: gli anziani, che indubbiamente qui possono essere più comodi rispetto ad altri paesi della zona; e le giovani coppie, ai quali vanno garantite prospettive e qualità della vita», continua Molinari, che su quest’aspetto punta in particolare il dito su «affitti ancora troppo alti ed enormemente penalizzanti per chi non ha esagerate possibilità economiche». Certo, l’esponente del Partito democratico è pienamente consapevole che «in assenza di serie politiche nazionali a sostegno delle famiglie di ogni età sarà dura cambiare passo, perché i vari “bonus” offrono soluzioni solo temporanee al problema»; al tempo stesso, però, Molinari sa che a livello comunale possono essere implementati dei servizi in grado appunto di risultare attrattivi verso i due target d’età a cui si è rivolto in apertura.
«Per gli anziani, credo che la logica dei servizi sociosanitari debba prevalere: la prevenzione, i riscontri di alta qualità delle prestazioni ospedaliere e tutto ciò che aiuta a mantenere autonomo chi invecchia può davvero portare a cambiare il livello della vita di queste persone e di conseguenza ad attrarne di nuove», evidenzia l’assessore. Per i giovani, invece, «oltre al discorso degli affitti, bisogna ragionare su tutto ciò che riguarda la vita tra gli zero e i 25 anni, trattandosi di coppie che magari intendono fare figli: asili nido e scuole materne, cultura, istruzione, università, ma anche una politica di costo della vita che avvantaggi sia gli operatori economici, sia i consumatori».