Non sono molti, ma tosti. Non quantificano nero su bianco la richiesta di risarcimento ma ricordano che «è in corso causa», lasciando presagire che il Comune potrebbe pagare molto cara quell’opzione zero che ha azzerato le possibilità edificatorie sulle aree lungo la superstrada 336. In ballo, dunque, ci sono otto ricorsi presentati dalle società proprietarie delle aree. Il neoassessore Orietta Liccati (nella foto Blitz) si è portata i fascicoli in vacanza e li ha studiati. Ora che è tornata pone già una scadenza: «Entro la fine di settembre concludo l’analisi». Poi saranno tirate le somme e decisa la linea d’intesa con il sindaco Andrea Cassani e con la maggioranza di centrodestra, anche se già qualcosa si può intuire guardando al programma elettorale e interpretando i segnali di fumo sull’idea di ospedale unico Gallarate-Busto.
L’opzione zero, insomma, è destinata a cadere. Si tratta solo di capire con quali modalità e in che range temporale. Di sicuro, però, il centrodestra che ha vinto le elezioni è pronto a scrivere una nuova pagina di questa lunga telenovela che affonda le radici alla fine degli anni Ottanta con la famosa variante targata Edoardo Guenzani che prevedeva tre milioni di metri cubi di possibilità edificatoria. Previsioni mai realizzate perché, da allora ad oggi, è stata battaglia su quei terreni. Ma ora l’amministrazione Cassani prende di petto l’argomento, pur senza nascondere le oggettive difficoltà di un tema ostico ai più ma dagli enormi contraccolpi urbanistici, economici e sociali.
«La situazione – esordisce Liccati – è delicatissima e complicata. Ho letto tutti i ricorsi e organizzato un programma intenso per settembre a partire dall’incontro con gli avvocati del Comune per analizzare con cura la posizione legale. Poi chiederò un confronto in Regione di natura più tecnica che politica, nel contempo incontrerò i proprietari che ne hanno fatto richiesta. Il mio scopo è di trovare una via d’uscita a questa faccenda ingarbugliata». Nel mirino, allora, finisce la variante approvata il primo dicembre 2014, il giorno prima della legge regionale 31. Una decisione presa dal centrosinistra. «Che ora va ripensata», taglia corto l’assessore.
Che fare? La strada più semplice sembra una nuova variante di Pgt, ma non è così. Ecco, allora, che si apre quello che Liccati chiama «uno spiraglio previsto dalla normativa regionale», cioè l’accordo di programma su progetti di rilevanza regionale. Un ospedale unico è senz’altro opera che rientra sotto questa dicitura e che si porterebbe dietro una serie di altre strutture per rispondere alle funzioni complementari di un così importante intervento. Ecco, allora, la soluzione per sbloccare le aree lungo la 336. Una strada innovativa, chiara e trasparente. Ma non così semplice da applicare. Su tali procedure si nascondono sempre insidie. Ecco perchè Orietta Liccati va con i piedi di piombo. Sa che il cammino può andare in porto se è inattaccabile tecnicamente e condiviso politicamente. Su questi due versanti lavorerà l’amministrazione nei prossimi mesi, con i ricorsi che pendono sulla testa. Quello più impegnativo è stato presentato da Edilmalpensa, scardina la logica della variante. Se andrà in portò potrebbe scatenare un meccanismo che nemmeno l’ipotesi di ospedale unico (con tutto ciò che ne consegue) potrebbe arginare.
Per questo l’assessore si sente di fare una puntualizzazione politica: «Guenzani è riuscito a imbrigliarci mica male, ci ha messo in un vicolo cieco. Non capisco, allora, quanto ha scritto su La Prealpina nei giorni scorsi in cui apre all’ipotesi dell’ospedale unico. Lo fa proprio lui che ha bloccato tutto? Mi sembra strano che abbia cambiato idea così in fretta». Il tutto mentre continua a girare la voce di una lettera in cui viene chiesto il risarcimento danni ai consiglieri comunali che votarono la variante. «L’ho letto sul giornale – ammette Liccati – ma non ne so nulla. Mi sembra strano, però, visto che la società in questione ha già presentato un ricorso con i controfiocchi». E il giallo 336 si complica.